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Ultime notizie sulla morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, accanto al corpo anche un guanto nero e un cordino: si cercano tracce di Dna

Si terranno a Milano gli accertamenti biologici irripetibili sugli oggetti ritrovati accanto al corpo di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni morta a Trieste. Si tratta di un guanto, una mascherina e un cordino che si aggiungono agli altri elementi già raccolti.
A cura di Chiara Ammendola
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Liliana Resinovich (Facebook)
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Non solo la bottiglietta di plastica e la ormai nota borsa sono stati ritrovati nella zona boschiva del parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste dove è stato scoperto il corpo di Liliana Resinovich lo scorso 5 gennaio. Accanto al cadavere, gli inquirenti hanno rivenuto anche un guanto nero in tessuto elastico, una mascherina chirurgica e un cordino: reperti che il prossimo 11 febbraio verranno analizzati nel Gabinetto regionale di polizia scientifica per la Lombardia della questura di Milano. Si tratta di accertamenti di natura biologica che saranno effettuati, secondo quanto riporta il quotidiano Il Piccolo, anche sugli indumenti intimi che indossava la donna al momento del ritrovamento e sul materiale organico prelevato nel corso dei precedenti esami.

Si tratta di accertamenti tecnici irripetibili che potrebbero consegnare degli elementi nuovi agli inquirenti sui quali indagare per far chiarezza sulla morte della 63enne scomparsa il 14 dicembre da Trieste e il cui cadavere è stato ritrovato avvolto in due sacchi neri e con due sacchetti di plastica intorno alla testa a inizio gennaio. Gli investigatori cercano infatti  impronte e tracce di Dna o tracce ematiche anche se in questo momento l'inchiesta è formalmente aperta per "sequestro di persona": non vi sono iscritti nel registro degli indagati e le indagini si concentrano su due ipotesi, quella del suicidio e quella dell'omicidio. Gli inquirenti starebbero anche indagando su nuove immagini che riprendono Liliana il giorno della scomparsa: la donna, già precedentemente ripresa da alcune telecamere nei pressi del capolinea di piazzale Gioberti, è stata ripresa anche altrove mentre camminava a piedi quella mattina.

Intanto si attendono i risultati degli esami tossicologici effettuati sul corpo di Liliana che potrebbero chiarire se la donna possa aver preso quel giorno delle sostanze o medicinali che possano averla stordita tanto da compiere un gesto estremo, come ipotizzato dagli inquirenti. I nuovi test si concentreranno sulle tracce biologiche effettuate su eventuali reperti trovati vicini al corpo della donna come una bottiglietta con all'interno del liquido, che probabilmente è acqua ma potrebbe contenere anche altro. Il marito Sebastiano Visintin, che non è indagato, si è sempre dichiarato estraneo ai fatti: "Dentro di me sono sereno e tranquillo, perché sono estraneo a questa storia". L'uomo ha sempre ribadito più volte che la sua vita è rovinata: “Non ho più Lilly". Cosa sia successo però resta ancora tutto da chiarire.

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