L’ex capo del Ris Giampietro Lago: “Garlasco? L’ipotesi più probabile è l’archiviazione per Sempio”

Il delitto di Garlasco per il generale Giampietro Lago, a capo del Ris di Parma dal 2010 al 2015, è stato uno degli innumerevoli casi in cui le risposte della scienza si affiancano a indizi, ipotesi e piste giudiziarie per la ricerca della verità. Lago, che dal 1990 ha condotto indagini scientifiche su molti dei più noti casi di cronaca nera (Yara Gambirasio, strage di Nassiriya, Giulia Cecchettin, giusto per citarne alcuni), è stato raggiunto da Fanpage.it per cercare di avere un quadro più chiaro sull'omicidio di Chiara Poggi, tornato al centro della discussione pubblica a 18 anni dall'uccisione della 26enne pavese.
Generale, negli ultimi mesi si è iniziato a parlare di nuovo del delitto di Garlasco, di cui lei si è occupato in prima persona nelle battute finali del processo a carico di Alberto Stasi. Come commenta questa riapertura delle indagini?
"Crea disagio, quasi spavento l'ipotesi che ci sia un condannato (in questo caso Alberto Stasi, ndr) che in realtà è innocente. Un’ipotesi che è possibile: vale in questo caso, in cui c'è stata una difesa estremamente "attiva", ma l'errore giudiziario è sempre possibile. Ovviamente quando si fa un processo il giudice emette la sentenza, quindi decide, sulla base delle informazioni che ha acquisito nel processo stesso, le prove appunto, sia quelle scientifiche, come le analisi del Dna, le impronte e quant'altro, sia evidenze e prove di altra natura, tra cui testimonianze, ricostruzioni, telecamere, dati sui computer… Nel 2015 il giudice, mettendo insieme e coordinando questi fatti, ha deciso di condannare per l'omicidio di Chiara Poggi il Signor Stasi alla pena di 16 anni di reclusione".
Pensa che queste nuove indagini possano cambiare la posizione di Stasi?
"Il mio punto di vista è molto semplice: se la difesa di Alberto Stasi è riuscita a porre all'attenzione nuove informazioni che prima non c'erano, è corretto, auspicabile e da parte delle istituzioni doveroso che si approfondisca. Però, sull'istituto della revisione, il Codice non dice ‘siccome abbiamo dei dubbi, rifacciamo le indagini'. Assolutamente no. Le indagini sono state fatte, le garanzie prima all'indagato e poi imputato Alberto Stasi sono state date e sono stati fatti gli appelli, i ricorsi e la Cassazione, e alla fine lui è stato giudicato colpevole al di là del ragionevole dubbio. È possibile, tecnicamente possibile, ribaltare questo scenario però questa possibilità dovrà avvenire – perché è il Codice lo dice – solo se queste novità sono talmente consistenti e talmente clamorose, addirittura da dover prosciogliere il condannato. Il Codice usa la parola ‘dovere‘, non non ‘avere dubbi'".
Per quanto lei ha avuto modo di apprendere, questi nuovi elementi che sono stati sottoposti hanno una rilevanza tale da poter arrivare a una revisione oppure no?
"Non lo so, per la banale circostanza che io questi elementi non li ho per leggerli, per studiarli, per lavorare. È la Procura di Pavia, in questo caso, che farà tale lavoro, mettendo insieme tutto. Solo allora potremo sapere se ci sarà un rinvio a giudizio per un'altra persona (Andrea Sempio, al momento indagato per concorso in omicidio, ndr) e a quel punto sarà fondata la richiesta di revisione da parte dell'attuale condannato, oppure se – e a mio avviso questa seconda ipotesi rimane da un punto di vista di probabilità quella maggiormente accreditata – diranno: ‘Abbiamo approfondito, effettivamente ci sono dinamiche che era giusto approfondire, ma non è emerso niente di così eclatante per cui la questione si chiude così, con un’archiviazione‘".
Sono cambiate anche le tecnologie e le conoscenze scientifiche rispetto a quando è avvenuto il delitto e anche al 2015, anno della condanna definitiva di Alberto Stasi. È stato così evidente?
"Non stiamo parlando del Medioevo, stiamo parlando degli anni tra il 2007 e il 2010, 15 anni fa. Una parte molto considerevole delle tecnologie e delle skills degli esperti dattiloscopici è sostanzialmente uguale a quella di oggi. Ci sono però delle evoluzioni per esempio nei software di acquisizione, che sono molto più sofisticate e consentono maggiore definizione, però francamente in questa vicenda a mio avviso non è tanto il salto di tecnologia a cambiare le carte in tavola. È più che altro la volontà che nasce da alcune apparenti evidenze segnalate dalla difesa di Alberto Stasi, quindi si gioca proprio sull'apertura di una nuova pista".