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Leonardo Notarbartolo a Confidential, il “Lupin italiano” sul furto al Louvre: “Pietre invendibili da sole”

Leonardo Notarbartolo, l’uomo che nel 2003 ha compiuto il furto del World Diamond Centre di Anversa, ha commentato il colpo nel museo Louvre di Parigi nel nuovo episodio di Confidential. Il “Lupin italiano” si è detto convinto che il colpo sia stato commissionato. “Sono pietre invendibili da sole, questo furto non lo avrei mai fatto”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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I ladri del Louvre, ora in manette dopo giorni di indagini, avevano probabilmente ricevuto una soffiata dall'interno del museo per aggirare i sistemi di allarme. Il dato, che è comunque già nelle mani delle autorità francesi che dal 19 ottobre indagano sulle tracce di Dna trovate all'interno del montacarichi usato per il colpo, è emerso anche durante l'ultima puntata di Confidential, il format di Fanpage.it. Presente in studio il cosiddetto "Lupin italiano", Leonardo Notarbartolo, autore del furto del World Diamond Centre di Anversa nel 2003.

Notarbartolo spiegato durante l'intervista per il nuovo format di Fanpage.it di essere certo che i ladri, arrestati mentre cercavano di imbarcarsi per l'Africa, avessero una spia interna al museo. "È probabile che qualcuno avesse avvisato i ladri che l'allarme sul perimetro esterno del museo non sarebbe partito" sottolinea il Lupin italiano. L'ala Denon, quella dalla quale i malviventi sono entrati, ha alcune stanze senza telecamere, così come l'ala Sully con il 70% delle stanze non controllate. La telecamera che doveva riprendere la finestra dell'ala Denon sarebbe stata spostata. "Sono persone che hanno lavorato all'interno del museo – sostiene Notarbartolo a Confidential – oppure sono persone che conoscono qualche addetto ai lavori. Lo capirà la polizia con le indagini del caso. Capiranno che aiuto può esserci stato, visioneranno i filmati e ricostruiranno il piano".

Chi è Leonardo Notarbartolo, il Lupin italiano

Leonardo Notarbartolo sembra un uomo qualunque, eppure in passato ha portato a segno uno dei più grandi colpi della storia nel World Diamond Centre. Nato a Palermo e cresciuto tra Torino e Modena, a 17 anni ha compiuto la prima rapina in una gioielleria. "Lo feci per amicizia – ha ricordato ai microfoni di Confidential -. Non amo la violenza".

Per 5 anni Notarbartolo è stato in carcere, poi tra gli Anni '80 e '90, una volta fuori di galera, ha dato vita a una banda denominata giornalisticamente "scuola di Torino". Il Lupin italiano, però, a rubare si sarebbe trovato quasi per caso.

"Sono partito per Anversa per lavorare, quello era il mio scopo. Negli anni del carcere avevo studiato l'oro e i diamanti, avevo avuto tanto tempo per farmi una cultura e a me piaceva quel settore. Una volta fuori di prigione avevo messo in piedi una Orificeria, ma poi sono stato accusato di un altro furto a Modena. Ero assolutamente innocente, tant'è che poi sono stato assolto, ma ormai la mia attività era andata. Ho provato a ripartire e ho raggiunto Anversa con l'idea di acquistare diamanti e rivenderli in Italia. Qui ho incontrato una persona che col tempo mi ha detto di sapere chi ero e di conoscere il mio passato. Mi ha proposto il colpo al World Diamond Centre e io, dato che non avevo più il sostegno economico per l'attività che volevo costruire, ho accettato".

Il furto dei gioielli della Corona al Louvre

I ladri hanno portato via dal museo di Parigi circa 8 pezzi, facendone però cadere uno, la corona della Regina Eugenia. Notarbartolo ha ricordato durante la puntata di Confidential che le pietre preziose sui gioielli del Louvre erano state intagliate con il cosiddetto "taglio americano" che avrebbe impedito di smontare i gioielli e rivendere i diamanti come singoli.

"Le pietre preziose sottratte ai musei che risalgono a epoche poco recenti sono riconoscibili. Per smontare i gioielli bisognerebbe portarli da una persona di fiducia e un esperto riconosce subito di quali diamanti si tratta. Tra l'altro queste pietre sono classificate, quindi sono invendibili per come sono".

Notarbartolo ha analizzato le fotografie dei gioielli, offrendo il suo parere. "Se fossero di taglio moderno, i zaffiri e i diamanti avrebbero una luce diversa. Con questo taglio piatto, invece, si riconoscono subito. A chi porti un gioiello del genere per smontarlo? Ti denunciano subito. Su quelle pietre ci sarà una taglia. La struttura di un gioiello del genere è smontabile in un'ora, il problema è che sono pietre talmente riconoscibili che non puoi immetterle singolarmente sul mercato".

L'ipotesi del furto su commissione

Notarbartolo ha affermato di essere convinto che il furto del Louvre sia stato "su commissione". Un collezionista, secondo il suo parere, che voleva conservare i gioielli della Corona in un caveau privato. "Appena ho saputo la notizia ho avuto quell'impressione – ha spiegato -. Se avessero commissionato a me un furto del genere, avrei detto di no".

"So qualcosa di belle arti – ha continuato – e per opere molto meno preziose si scatena il panico. Per gioielli simili ti sta addosso tutto il mondo. Se porti la foto di una corona del genere, finisce che quell'immagine è nelle mani delle autorità in pochissimo tempo. È chiaro che non fossero destinati alla vendita".

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