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Le quattro ossa di Nicoletta Dosio, in prima linea contro la Tav

Comunque la si pensi su TAV Nicoletta Dosio, che a 73 anni rinuncia alle pene alternative e decide di affrontare il carcere per una condanna di un anno, è l’esempio raro di una persona che sconta le proprie idee senza fuggire dalle proprie responsabilità, consapevole che “resistere” significa anche accettare i costi delle proprie azioni.
A cura di Giulio Cavalli
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Ora uscite per un attimo dalla questione TAV, che siate a favore o contro. Poi ci ritorneremo. Prendete una donna di 73 anni, 73 anni oggi, in un tempo in cui avere 73 anni significa, per molti, "volare bassi" e rimanere in riposo smussandosi tutti gli angoli, perché il livore generale odia anche i vecchi che si permettono di desiderare ancora qualche voce in capitolo. Del resto la protagonista di questa storia sembra già "fuori dal tempo" per il suo mestiere: insegnante di greco e latino nel liceo di Susa. E pensare che ci sono quelli che li vorrebbero aboliti, il latino e greco, perché sono lingue morte e si potrebbero benissimo sostituire con qualche ora di catenademontaggio oppure aggiungendo qualche specializzazione in più come luniversitàdellavita educazioneobbediente sognaresolosognitenui. Immaginatela esattamente come una storica professoressa in pensione, occhiali spessi e sciarpe e maglioni gonfi, ma con la vitalità che irrigidisce così tanto i benpensanti.

Questa donna ritiene doveroso combattere per un principio che ritiene giusto e la sua lotta non prevede violenza o odio. Il 3 marzo del 2012 Nicoletta Dosio insieme a altri attivisti manifestano in autostrada controllati a vista dai poliziotti. Il "reato" che si consuma è una sbarra del casello che viene alzata: 770 euro di danno alla Società Autostrade. In dodici vengono condannati per violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Nicoletta Dosio si prende un anno di condanna. Decide di non accedere alle misure alternative al carcere e a chi chiede se non teme questa prospettiva risponde che sente il dovere di non genuflettersi, di non chiedere sconti e scuse e di farlo per dignità e per libertà. Non scappa dal processo e non scappa dalla condanna, in nome di un'idea in cui fortissimamente crede. «Metto a disposizione le mie quattro ossa per questa lotta – spiega – non perché non mi fa paura andare in prigione, ma perché è più forte la rabbia e la indignazione per le ingiustizie. La resistenza si fa così».

Nicoletta Dosio, comunque la si pensi su TAV, è l'esempio di una persona che sconta le proprie idee, senza violenza, senza esasperazione, accettandone tutte le conseguenze previste dalla legge. Accetta la Giustizia anche se la ritiene ingiusta, come Socrate che si prepara a bere la cicuta, mostrando i muscoli delle proprie convinzioni. Nicoletta Dosio è un'eccezione in un tempo di arroganti che balbettano quando vengono messi di fronte alle responsabilità delle azioni e delle loro inazioni. Siamo tutti attenti a scorgere poteri forti dietro ogni decisione coraggiosa di cui leggiamo in giro, sempre convinti che nessuna faccia niente per niente: per questo la perseveranza di quell'insegnante in pensione fa così rumore.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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