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Festival di Sanremo 2020

La storia di Nadia, la mamma di Rula Jebreal stuprata dal patrigno e morta suicida

Chi era Nadia, la mamma di Rula Jebreal che la conduttrice della prima serata del Festival di Sanremo 2020 ha ricordato nel corso del suo commovente monologo. La donna era stata stuprata dal patrigno negli anni dell’adolescenza ma la sua famiglia, per mantenere intatto l’onore, aveva costretto a restare in silenzio, e si è poi suicidata in preda ad una profonda e irreversibile depressioni.
A cura di Ida Artiaco
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"Lo stupro è un crimine d'odio. È un atto puramente criminale, progettato per indurre il terrore. Brutalizzando una donna, l'intenzione è di umiliarla, degradarla e alla fine spezzarla". Comincia così un lungo articolo scritto da Rula Jebreal nel 2013 sul Daily Star per ricordare le aggressioni, fisiche e psicologiche, subite da sua madre Nadia, morta suicida quando lei aveva solo 5 anni. Le sue parole sono tornate d'attualità dopo il monologo contro la violenza sulle donne tenuto sul palco del teatro Ariston nel corso della prima serata del Festival di Sanremo 2020, di cui la giornalista di origine palestinese è stata conduttrice insieme ad Amadeus e Diletta Leotta. Parole che hanno commosso il pubblico in sala e a casa e che avevano al centro ancora la figura di sua madre.

Chi è Nadia, la mamma di Rula Jebreal stuprata dal patrigno

Nadia (così come veniva chiamata, anche se il suo vero nome era Zakia), come ha raccontato Jebreal in più occasioni, è stata vittima di stupro quando era solo un'adolescente. A violentarla è stato il suo patrigno. Dai 13 ai 18 anni circa la sua era stata una vita di aggressioni e di paura. Quando finalmente ha trovato il coraggio di ribellarsi, la sua famiglia non le ha creduto e l'ha costretta a rimanere nel silenzio. "Temevano – sottolineava la giornalista nel suo articolo per il Daily Star – il disonore che avrebbe potuto arrecare loro una simile accusa. Molte famiglie pensano che sia una vergogna contagiosa. In alcune parti del mondo, i parenti della vittima la uccidono o la inducono a suicidarsi. Alcuni cercano di riparare il danno, costringendola a sposare l'uomo che l'ha aggredita. Molte altre scelgono invece da sole la morte. Quelle che è successo a lei si verifica ogni giorno a milioni di ragazze in tutto il mondo". E la strada del suicidio è stata anche quella che ha percorso Nadia.

L'aggressione e la depressione: il suicidio della mamma di Rula Jebreal

La reazione della sua famiglia agli stupri che lei aveva subito l'hanno afflitta per il resto della sua vita. E anche dopo che è riuscita a fuggire dal suo patrigno, si è sposata e ha avuto dei figli, il ricordo di quanto successo negli anni della sua adolescenza l'ha portata ad una depressione profonda ed irreversibile, che è peggiorata quando ha saputo che la sorella era stata violentata dallo stesso uomo. Fino a quando non ha deciso di farla finita dandosi fuoco. E Rula e sua sorella, che aveva 4 anni all'epoca dei fatti, furono trasferite in un orfanatrofio. "Avevo solo cinque anni quando mia mamma se ne è andata – ha scritto ancora Rula – e questo evento ha condizionato tutta la mia vita ed anche quella di mia figlia. Nelle scelte che ho fatto, anche quella di diventare una giornalista con l'obiettivo di raccontare storie di comunità perseguitate, in particolare donne, vedo l'eredità di mia madre. Abbiamo urgente bisogno di una campagna globale e concentrata contro il sessismo e la misoginia che guidano la violenza sessuale contro le donne e un rovesciamento fondamentale del modo in cui le donne stesse sono viste nella società. Questa campagna deve iniziare ora in ogni casa e scuola. Di quante altre vittime abbiamo bisogno prima che questa guerra alle donne finisca?".

Il monologo di Rula Jebreal a Sanremo 2020

A distanza di sette anni dalle parole scritte per il Daily Star, Rula Jebreal continua la sua opera di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Giornalista e consigliera scelta dal premier francese Emmanuel Macron per la questione gender gap, è stata chiamata sul palco della 70esimo edizione del Festival di Sanremo, dove ha tenuto un lungo monologo sul questo tema che le sta a cuore. "Domani chiedetevi come erano vestite le conduttrici di Sanremo ma non chiedete mai più come era vestita ad una donna che è stata stuprata. Mia madre non ha avuto la forza di affrontare quella domanda", ha detto nel corso del suo discorso che ha commosso tutti. "Sono cresciuta in un orfanotrofio, ci raccontavano delle nostre madri spesso stuprate, torturate e uccise – ha continuato -. In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna, solo la scorsa settimana sei. Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica".

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