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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

La “scelta impossibile” di una ricercatrice di Gaza: “Per venire in Italia mi chiedono di lasciare qui mio figlio”

M.A., architetta palestinese di 31 anni, ha ottenuto una borsa di studio in Italia, ma il Consolato italiano a Gerusalemme le ha chiesto di partire senza suo figlio di 7 anni. “Non posso lasciarlo in una zona guerra”, spiega a Fanpage.it. E lancia il suo appello al governo italiano: “Permettetemi di viaggiare con mio figlio, non costringetemi a scegliere tra lo studio e l’essere madre. Ho già sopportato abbastanza”.
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Ai genitori di Gaza è stato chiesto di lasciare i propri figli per poter venire in Italia
È stato chiesto a M. A. di lasciare Gaza senza portare il suo bambino di 7 anni (immagine a scopo esemplificativo)
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"Come si può pretendere che una madre lasci il suo unico figlio in una zona di guerra? Ora mi trovo di fronte a una scelta impossibile: perdere la borsa di studio che ho guadagnato con anni di sforzi e sacrifici, o separarmi da mio figlio, cosa che semplicemente non posso fare". A parlare a Fanpage.it è M.A. architetta palestinese di 31 anni a cui è stato chiesto di fare una scelta che nessuno dovrebbe fare, eppure è proprio quello che sta facendo il Governo italiano.

La scorsa settimana le ricercatrici e i ricercatori che arriveranno in Italia con il prossimo corridoio universitario sono stati contattati dal Consolato italiano a Gerusalemme per essere evacuati in Italia, dove li aspettano le borse di studio delle nostre università. Ma durante la telefonata sono stati messi davanti a una decisione impensabile.

"Tutto era pronto, finché non ho ricevuto una telefonata dal Consolato. La funzionaria mi ha chiesto: ‘È interessata a essere evacuata da sola?'. Sono rimasta scioccata. Ho spiegato che il nome di mio figlio era incluso insieme al mio. Lei ha risposto: ‘Sì, ma solo per lei è stata approvata l'evacuazione, non per suo figlio‘.

Dal sogno della borsa di studio in Italia all'incubo di abbandonare la famiglia

Il primo volo che ha portato studenti e ricercatori palestinesi in Italia. Ad accoglierli c’era il ministro Antonio Tajani
Il primo volo che ha portato studenti e ricercatori palestinesi in Italia. Ad accoglierli c’era il ministro Antonio Tajani

M. A. rientra nel gruppo dei cento beneficiari di borse di studio e contratti di ricerca promossi dalle università italiane attraverso il progetto IUPALS promosso dalla Conferenza dei rettori (CRUI). Dopo gli appelli degli studenti di attivare corridoi umanitari che permettessero ai laureati palestinesi di venire in Italia, finalmente la sera del primo ottobre è arrivato il primo gruppo, al quale ne seguiranno a breve altri due.

M. A. rientra nel secondo, a breve avrebbe dovuto lasciare Gaza, ma questa prospettiva sembra sempre più lontana a causa della richiesta del Consolato italiano di partire senza suo figlio di 7 anni. "Lasciare mio figlio a Gaza significherebbe abbandonarlo a una vita senza sicurezza, istruzione o cure. La nostra città natale è stata completamente distrutta. Ora viviamo senza un riparo adeguato. In tali condizioni, mio figlio rimarrebbe completamente solo, vulnerabile, spaventato e privato anche dei più semplici diritti dell'infanzia".

Eppure, inizialmente, le era stato detto che avrebbe potuto portare con sé il proprio bambino e non suo marito, e lei ha accettato: "Questa borsa di studio rappresenta un nuovo inizio sia per me che per mio figlio, un'occasione per ricostruire le nostre vite con dignità, sicurezza e speranza. Dopo aver preparato tutti i documenti richiesti, ho informato sia l'università che l'amministrazione della borsa di studio che dovevo essere accompagnata da mio figlio. Quindi, nel suo interesse ho accettato di viaggiare da sola con lui. L'università ha approvato la richiesta e ha confermato che, secondo la legge italiana, uno studente ha il diritto di essere accompagnato dal proprio figlio. Anche il programma IUPALS ha approvato la richiesta e ha inoltrato le nostre informazioni al Consolato italiano a Gerusalemme".

Dal Consolato le è stato chiesto qualcosa di diverso, come confermano anche i volontari che stanno facendo da ponte tra Gaza e l'Italia, che hanno consigliato alle madri di accettare di partire per poi fare il ricongiungimento. Una prospettiva che però M. A. si rifiuta di accettare: "Dopo oltre 733 giorni di guerra continua, non è rimasto nulla da ricostruire. Ho perso la mia casa, i miei averi e molti dei miei cari: amici e parenti la cui assenza continua a spezzarmi il cuore. Vivo nella paura costante di perdere altro, sono terrorizzata persino dall'idea di essere separata da mio marito o da mio figlio anche solo per un istante, perché qui le perdite arrivano senza preavviso".

"Permettetemi di viaggiare con mio figlio, ho sopportato più di chiunque altro"

Vedendo le immagini di Tajani che accoglie i primi profughi palestinesi M. A. chiede al ministro di avere la stessa compassione nei suoi confronti
Vedendo le immagini di Tajani che accoglie i primi profughi palestinesi M. A. chiede al ministro di avere la stessa compassione nei suoi confronti

M. A. manda il suo appello al ministro degli Esteri Antonio Tajani e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere di non essere separata dal suo bambino: "Mi appello alle autorità italiane e a tutti coloro che hanno il potere di aiutarmi: per favore, non costringetemi a scegliere tra la mia istruzione e mio figlio. Permettetemi di viaggiare con mio figlio, come madre, come studiosa e come essere umano che ha sopportato più di quanto chiunque dovrebbe".

Nella sua testa sono ben presenti le immagini dell'arrivo del primo gruppo di 40 studenti e ricercatori palestinesi accolti proprio da Tajani: "Ho visto con quanto orgoglio il Ministro degli Esteri ha accolto gli studenti dell'IUPALS durante la precedente evacuazione. È stato un momento bellissimo, simbolo di speranza e solidarietà. Dopo tutto quello che ho passato, ora mi verrà negato lo stesso diritto, solo perché mi rifiuto di lasciare mio figlio in una zona di guerra?".

"Mi rifiuto di arrendermi, non per me stessa, ma per mio figlio. Lui merita un futuro in cui le sue giornate siano piene di apprendimento, non di paura. Merita di vedere un mondo pacifico, non in fiamme. Merita la possibilità di sorridere di nuovo. Sogno il giorno in cui io e mio figlio arriveremo insieme a Roma, scendendo dall'aereo per iniziare una nuova vita all'insegna della sicurezza e della dignità. Aiutatemi a realizzare questo sogno".

La risposta della Farnesina: "Israele e Giordania non consentono ai borsisti di viaggiare con i familiari"

Con una nota arrivata giovedì 16 ottobre, la Farnesina ha chiarito che l'esclusione dei familiari dei borsisti dalle evacuazioni dipende dai paesi di transito, Israele e Giordania: "particolarmente delicata è la questione dell’accoglienza dei familiari degli studenti. A causa delle politiche attuate finora dai paesi di transito (Israele e Giordania) non è consentito ai borsisti di viaggiare con i propri familiari al seguito. Gli interessati possono attivare le richieste di ricongiungimento familiare una volta regolarizzata la propria posizione in Italia, con permesso di soggiorno, presentando domanda presso le Prefetture del luogo di residenza".

Questo significa che potrebbero passare anni tra l'arrivo e la possibilità di fare arrivare i propri familiari, compresi i figli minorenni come quello di M. A. "Anche all’indomani della firma degli accordi di tregua, le procedure rimangono complesse – sottolineano dalla Farnesina – L’autorizzazione dei governi israeliano e giordano rimane un requisito fondamentale per l’uscita e per il transito in Giordania. Attualmente i paesi di transito non prevedono altre tipologie di uscita, oltre a quelle sanitarie e per ricongiungimento familiare. L’avvio dei corridoi universitari tra Gaza e l’Italia è stato possibile solo grazie a serrati colloqui diplomatici. Fino a quando l’Italia non ha avviato tali operazioni, per gli studenti erano stati rilasciati pochi e saltuari permessi".

Dopo il primo gruppo di 39 studenti e ricercatori arrivato ad inizio ottobre, la Farnesina farà arrivare in Italia un nuovo gruppo di circa 60 persone, e assicurano che ci saranno "studenti e ricongiungimenti familiari", e che "Ad oggi l'Italia ha infatti evacuato 429 persone nell'ambito di ricongiungimenti familiari".

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