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La Regione Veneto vuole trasformare gli Oss in infermieri per sopperire alla carenza di personale

In Veneto c’è carenza di infermieri soprattutto nelle strutture assistenziali per anziani. Per questo la giunta regionale ha approvato una delibera che di fatto “trasforma” gli Oss in infermieri dopo la partecipazione a un corso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria” della durata di 400 ore.
A cura di Davide Falcioni
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La pandemia di coronavirus ha portato alla luce le principali criticità del sistema sanitario nazionale: tra queste anche una grave carenza di personale tra medici  e infermieri, ed è proprio in tal senso che va le delibera adottata dalla giunta regionale veneta su proposta dell’assessora alla Sanità e ai Servizi sociali, Manuela Lanzarin: quella di "trasformare" gli Oss in infermieri dopo la partecipazione degli interessati a un corso di "Formazione complementare in assistenza sanitaria" della durata di 400 ore. Il corso è rivolto agli Operatori Socio Sanitari in attività presso le strutture extraospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani, sia pubbliche che private convenzionate. Il conseguimento dell'attestato di partecipazione darebbe agli Oss una formazione specifica complementare che consentirebbe loro di acquisire "abilità" nell’ambito di situazioni di "bassa discrezionalità decisionale ed alta standardizzazione, svolte in applicazione di specifici protocolli/procedure operative predisposte dalle strutture sanitarie e sociosanitarie".

Le mansioni degli Oss veneti con formazione complementare

Gli OSS con Formazione Complementare potranno svolgere innumerevoli mansioni che finora erano riservate esclusivamente al personale infermieristico, cioè a professionisti in possesso di una laurea e di un percorso di formazione specifico. Agli operatori sanitari veneti basterà un corso di 400 ore (150 teoriche e 250 di tirocinio) per assolvere molte funzioni proprie degli infermieri. Fare l'elenco sarebbe lunghissimo, per questo vi rimandiamo all'allegato A della delibera regionale (pubblicata sopra), ma si va dalla medicazione della gastrostomia stabilizzata a quella della tracheostomia, passando per la collaborazione "con l’equipe nelle cure di fine vita",  l'esecuzione dell'elettrocardiogramma sui pazienti, la somministrazione di terapie "per via naturale, intramuscolare, sottocutanea" e il posizionamento di presidi come cannule nasali, maschera facciale semplice e maschera di Venturi.

L'Usb: "Gli Oss non sarebbero coperti dalle assicurazioni in caso di errore"

Gabriele Raise, membro dell'esecutivo nazionale dell'Usb, sottolinea come la delibera della Regione Veneto vada a modificare in modo unilaterale "un profilo professionale definito in ambito nazionale dalla conferenza stato regioni che vale per tutto il territorio nazionale e per ogni ambito di lavoro, sia pubblico che privato". Secondo il sindacalista "si attribuiscono agli Oss competenze infermieristiche, che hanno un altro e ben più impegnativo percorso formativo, esponendo a rischi non coperti sul piano assicurativo i lavoratori". Gli operatori socio sanitari potranno – ad esempio – somministrare terapie ai pazienti e ciò "rappresenta un fattore di rischio molto alto: abbiamo chiesto alle assicurazioni se coprirebbero in caso di ‘colpa grave' da parte di un operatore, ed hanno chiaramente risposto che si atterranno alle funzioni previste dalla conferenza Stato Regioni". Raise aggiunge: "La delibera punta a fornire manodopera a basso costo al settore privato che non è in grado di essere attrattivo per gli infermieri che preferiscono andare a lavorare nel pubblico (anche nei settori covid) piuttosto che rimanere sottopagati e in condizioni di lavoro pessime. Nelle case di riposo faranno a meno degli infermieri ed affidare la terapia agli Oss, ovvero a persone non adeguatamente formate. Ma cosa accade se sbagliano?".

Gli infermieri veneti: "No a scelte che mettono a rischio professionisti e assistiti"

Anche gli ordini delle professioni infermieristiche del Veneto hanno duramente contestato la delibera regionale ritenendola "irricevibile" e chiedendone il ritiro, "oppure si valuterà ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune". "La pandemia – dicono gli Ordini – ha reso evidente l’assoluta necessità della presenza infermieristica, peculiarmente nei setting di cura dove ci sono le persone più fragili e una formazione minimalista, sia pure in condizioni di emergenza come durante la pandemia SARS CoV-2, non può sostituire anni di formazione, tirocinio ed esperienza, rispetto a situazioni che possono spesso manifestare condizioni imprevedibili. Infatti, molte delle prestazioni citate possono seriamente compromettere la salute delle persone, se effettuate in maniera non appropriata". Insomma, per gli infermieri alcune delle funzioni che dovrebbero eseguire gli Oss veneti comporterebbero seri pericoli per la salute dei pazienti. "Questa delibera pone a serio rischio sia la persona assistita, che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale".

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