La morte della poliziotta Anna Esposito. Dopo 13 anni: fu omicidio volontario

Il caso della morte della poliziotta potentina Anna Esposito all’epoca fece molto scalpore. In un primo momento si era pensato che la dirigente della Digos della questura di Potenza che indagava sull’omicidio Claps si fosse suicidata, ma una anno fa la Procura della Repubblica ha riaperto le indagini, ma ora nel registro degli indagati è stata iscritta una persona proprio con l'accusa di omicidio della dirigente. E accanto al nome – che però non è stato rivelato – il reato: “Omicidio volontario”. Il commissario della polizia di Stato fu rinvenuta cadavere nel suo alloggio, nella caserma di via Lazio a Potenza il 12 marzo del 2001, con una cintura dei pantaloni intorno al collo. Nonostante le piste da approfondire – la Esposito stava infatti seguendo l’omicidio della 13enne Elisa Claps, trovata morta nel sottotetto di una chiesa del capoluogo lucano – il caso fu archiviato in fretta e in furia: suicidio.
Decisione presa anche sulla base di alcune dichiarazioni del parroco che l’aveva confessata e che, secondo quanto affermato dall’uomo di chiesa, gli aveva esternato la volontà di togliersi la vita. Ma lo scorso anno il fascicolo è stato riaperto con l'ipotesi di omicidio. Le impronte digitali che nessuno aveva mai cercato prima sulla cintura che le trovarono stretta al collo e la compatibilità della posizione del cadavere con la scena del crimine sono i nuovi elementi da cui si è ripartiti con le indagini. Sono due le ipotesi al vaglio degli investigatori: la prima mette in relazione proprio il presunto delitto Esposito con la scoperta, da parte della poliziotta, di particolari relativi all'omicidio Claps. La seconda ipotesi farebbe riferimento ad una possibile pista passionale.