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Omicidio Giulia Cecchettin

La lettera del papà di Giulia ai funerali: “Difendere il patriarcato trasforma vittime in bersagli”

Le parole di Gino Cecchettin durante la cerimonia iniziata alle ore 11 nella Basilica di Santa Giustina a Padova e presieduta dal vescovo monsignor Claudio Cipolla.
A cura di Biagio Chiariello
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"Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell'ordine e a tutte le istituzioni". Inizia così la lettera dedicata alla figlia da Gino Cecchettin, papà di Giulia, letta durante i funerali della ragazza uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. La messa nella Basilica di Santa Giustina a Padova è stata presieduta dal vescovo mons. Claudio Cipolla.

Gino ha poi iniziato a parlare della figlia: "Giulia era come l'avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato".

Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?", si chiede l'uomo.

"Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell'altro" continua il signor Cecchettin.

E anche nel suo discorso, rivolto prevalentemente agli uomini, si fa cenno al patriarcato: "Chiamarci fuori, difendere il patriarcato, trasformando le vittime in bersagli, non aiuta ad abbattere le barriere. Da questa violenza si esce fuori sentendosi tutti coinvolti, anche quando ci si sente tutti assolti".

Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell'altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.

"Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio. Grazie per questi 22 anni". Così Gino Cecchettin ha concluso il suo messaggio, accolto da un lungo applauso.

"Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne", ha detto l'uomo.

L'uomo ha letto anche una poesia di Khalil Gibran per "dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere":

"Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…".

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Una volta arrivato al banco della prima fila, ha abbracciato e stretto forte i due figli.

Durante il momento dello scambio della pace il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è avvicinato al signor Cecchettin e l'ha abbracciato. Lo stesso hanno fatto il governatore del Veneto Luca Zaia e alcuni dei sindaci presenti.

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