La figlia di Totò Riina in carcere per estorsione, minacciava gli imprenditori: “Siamo gli stessi di un tempo”

Si aprono le porte del carcere per Maria Concetta Riina. La Cassazione ha rigettato il ricorso della figlia del capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina: l'accusa è di estorsione aggravata. Il provvedimento di custodia cautelare non è stato ancora eseguito. La notizia è stata confermata all'Ansa dall'avvocato difensore Francesco Olivieri.
La figlia dell'ex boss di Corleone e suo marito Antonino Ciavarello devono difendersi dall'accusa per estorsione aggravata dal metodo mafioso e tentata estorsione, reati commessi in concorso ai danni di due imprenditori toscani.
Le indagini sono seguite dalla Procura di Firenze, guidata da Filippo Spiezia. Nel dettaglio, la coppia avrebbe continuato insistentemente a chiedere denaro con toni minacciosi e intimidatori tali da indurre almeno una delle vittime a cedere e consegnare una somma di denaro.
Maria Concetta Riina a un industriale di Siena aveva detto: "Noi siamo sempre gli stessi di un tempo, le persone non cambiano", riferendosi agli anni ai vertici di Cosa Nostra della sua famiglia. Così facendo era riuscita a portare via una cesta di generi alimentari di 45 chili del valore di 350 euro e 1.000 euro. Avrebbe fatto diversi tentativi anche con un imprenditore Pisano ma questo non avrebbe pagato la donna.
I primi accertamenti della Direzione Distrettuale Antimafia e condotti dal Ros dei Carabinieri di Firenze sono iniziati nell’agosto 2024 quando Maria Concetta Riina avrebbe iniziato le prime richieste estorsive. La donna inviava comunicazioni ripetutamente pressanti, ossessive e minacciose, con il chiaro intento di ottenere denaro dagli imprenditori. Ora per lei si apriranno le porte del carcere. Il marito si trova già in cella per un precedente reato di truffa.