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La confessione di una 13enne: “L’amico poliziotto di papà abusa di me”

La ragazza ha confidato il tutto a un’amica tramite Whatsapp.
A cura di D. F.
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"L’amico del babbo non è come tutti pensano che sia. E purtroppo solo io lo so…". E' la confidenza fatta da una bambina di 13 anni di Firenze alla sua migliore amica in un messaggio scritto su Whatsapp. Una confessione drammatica, perché svela che dietro l'apparente tranquillità di una famiglia per bene e ignara di tutto si nascondeva in realtà l'orrore degli abusi: "Vado dritta al punto. Ogni volta che viene a casa mia questo amico del babbo inizia a toccarmi ovunque, naturalmente lo fa quando nessuno lo guarda… e io non so che fare. Cerco di non stare mai sola con lui ma quando i miei genitori mi lasciano da lui ha la possibilità di farlo…aiutami".

Angela (nome di fantasia) ha continuato per mesi a confidarsi con l'amica del cuore facendosi promettere che non avrebbe mai raccontato niente a nessuno: "Sei l’unica a cui l’ho detto, non me ne far pentire — scrive — Sai cos’è la cosa peggiore? Che in questo mondo esistono persone così false. Lui è un poliziotto. E non credo che i poliziotti dovrebbero fare queste cose". Per mesi e mesi la tredicenne ha sopportato abusi e violenze in silenzio, anche se sia i genitori che gli insegnanti avevano iniziato a notare comportamenti strani: aggressività, cupezza, tensione alle stelle. Credevano che fossero solo conseguenze dell'adolescenza, non sospettavano che dietro ci fosse l'incubo della violenza.

Solo l'amica sapeva tutto e spingeva a raccontare: "So che devo dirlo. Però pure lui ha una famiglia, ha un figlio di tre anni a cui verrà tolto il padre. Io li vedo una volta a settimana, vedo questo bambino ridere e crescere felice, mi sento solo in colpa di rovinare una famiglia". Quando la situazione è diventata drammatica Angela ha deciso di parlare, convinta dalla solita amica del cuore. La 13enne ha confessato tutto alla professoressa. La scena è sempre la stessa: il poliziotto trova una scusa mentre tutti gli altri sono a pranzo e si infila in camera sua, per poi metterle le mani addosso.

E' la sua professoressa a sporgere denuncia e a far scattare l'inchiesta della Procura. Pochi giorni fa il 47enne, agente di polizia penitenziaria, è stato arrestato con l'accusa di violenza sessuale su minore, con l'aggravante di aver commesso il fatto su una ragazzina di meno di 14 anni.

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