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L’allarme del Sis 118: “Ambulanze senza medici e infermieri. Situazione più grave al nord”

Mario Balzanelli, presidente nazionale del Sis 118, in una nota ha denunciato come nella stragrande maggioranza delle ambulanze non sia presente personale sufficientemente qualificato.
A cura di Davide Falcioni
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"Chiamare il 118 è un terno al lotto".  A lanciare l'allarme è Mario Balzanelli, presidente nazionale del Sis 118, che in una nota consegnata alla stampa ha denunciato una situazione a suo parere gravissima: "Negli ultimi 7-8 anni il sistema di soccorso salva-vita è stato smantellato". Secondo Balzanelli a bordo delle ambulanze raramente  ci sono medico e un infermiere in grado di intervenire con diagnosi e terapia immediata, e la situazione sarebbe peggiore nelle regioni settentrionali. "Al Sud – precisa – invece i mezzi di soccorso hanno il personale sanitario, ma troppo spesso arrivano in ritardo perché le ambulanze sono poche".

Balzanelli ricorda che per il 118 si spende l'1,7% di tutta la spesa sanitaria nazionale, e che negli ultimi anni è stato chiuso il 50% delle Centrali operative. E rammenta che una legge del 2015 prevede che va garantito un mezzo di soccorso ogni 60 mila persone, e che all'interno delle ambulanze deve essere presente "un team di prestazione avanzata", in grado di effettuare una diagnosi immediata e di fornire una terapia urgente. "Ogni regione – spiega – fa a modo suo. E così succede che a Milano su centinaia di ambulanze, quelle medicalizzate, cioè con medico e infermiere a bordo, sono solo cinque. Nel Lazio ce ne sono 16, poche in tutto il Friuli. A Taranto invece chi chiama il 118 sta tranquillo perché il medico arriva sempre, come in Calabria e Sicilia, dove però c'è carenza di ambulanze e quindi sono sempre in ritardo mettendo a rischio la vita dei cittadini". Come se non bastasse "troppo spesso – spiega ancora il presidente del Sis 118 – sulle ambulanze ci sono solo soccorritori, volontari o persone che hanno seguito corsi certificati di rianimazione e che non possono intubare, dare farmaci, insomma salvare la vita alla gente".

Balzanelli afferma: "Si è ritenuto, a più riprese, di smantellare, nel nome di innovazioni inesistenti, la concezione di Sistema Salvavita, tempo dipendente, a disposizione h24, 365 giorni/anno, di 60 milioni di italiani". A parlare sono i fatti: "Si impegnano risorse risibili rispetto al volume complessivo della spesa sanitaria nazionale, chiudendo centri di responsabilità quali le centrali operative di questi sistemi ipercomplessi, scambiandole per meri ‘call center', per veri e propri rispondifici telefonici. Si è completamente e volutamente dimenticata l'opportuna e strategica dimensione provinciale dei Sistemi 118, sancita dal Dpr del 27/3/1992 peraltro tutt'ora in vigore, tarata sulla reale complessità di gestione capillare e più qualitativa possibile dei soccorsi a livello dei territori, delle centinaia di unità di personale assegnato, tra medico, infermiere e autista-soccorritore, delle risorse tecnologiche e di parco mezzi da governare".

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