India, la Corte Suprema scarcera due italiani condannati all’ergastolo

La Corte Suprema indiana ha annullato la condanna all'ergastolo comminata in primo e secondo grado nei confronti dei due italiani Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni, accusati dell'omicidio dell'amico Francesco Montis, trovato morto nel 2010 nella sua stanza d'albergo: l'uomo era in viaggio insieme ai due amici a Chentgani, alla periferia di Varanasi. Il 4 febbraio 2010 i tre ragazzi fanno uso di hashish ed eroina, Francesco si sente male e muore. Dopo tre giorni le autorità indiane arrestano Tomaso ed Elisabetta con l'accusa di omicidio per ragioni passionali: per la polizia avrebbero ucciso l'amico, fidanzato della donna, per poter stare insieme indisturbati. La vicenda, tuttavia, fin da subito mostra non pochi lati oscuri: l'autopsia sul corpo della vittima viene effettuata da un medico oculista mentre la salma viene cremata, rendendo impossibile una seconda perizia. Secondo il medico "legale" Montis sarebbe morto per asfissia da strangolamento e a nulla serve una lettera della madre, che ammette che il figlio soffriva di gravi attacchi di asma.
Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni rischiano la condanna a morte, ma fortunatamente per loro la pena è quella dell'ergastolo, comminata sia in primo grado che in appello. I due tuttavia fanno ricorso alla Corte Suprema di Delhi che, dopo rinvii e ritardi, è arrivata alla decisione di scarcerarli. L'ambasciata italiana in India ha già avviato le procedure per il loro rientro in patria. Marina Maurizio, madre di Tomaso, ha commentato: "È una bellissima notizia, tenendo anche conto del fatto che conoscendo l’India uno non può mai farsi illusioni. Stavo pensando di andare nei prossimi giorni in India ma l’ambasciatore Mancini mi ha detto di aspettare un momento perché forse il rientro dei due potrebbe essere abbastanza veloce".