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Inchiesta “spese pazze” regione Marche: prosciolti 55 dei 61 indagati

L’inchiesta sulle “spese facili” dei consiglieri regionali marchigiani si è conclusa con soli sei rinvii a giudizio.
A cura di D. F.
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Gian Mario Spacca
Gian Mario Spacca

Si è concluso con il non luogo a procedere per 55 dei 61 imputati nel processo sulle spese pazze dei consiglieri comunali della Regione Marche. L'inchiesta riguardava il periodo 2008 – 2012 e gli avvisi di garanzia erano stati spiccati nel 2014. Secondo l'accusa gli imputati avevano utilizzato sondi pubblici per sostenere spese private: un'ipotesi che aveva suscitato forte indignazione nell'opinione pubblica ma che – almeno stando alla sentenza dei giudici – si è rivelata in gran parte infondata.

Il procedimento è stato infatti quasi totalmente cassato dal gup Francesca Zagoreo che ieri ha stabilito il  non luogo a procedere per 55 imputati, rinviandone a giudizio solo sei, ma solo per alcuni capi di imputazione, e assolvendone altri cinque. A processo, che inizierà il prossimo 6 dicembre, Cesare Procaccini (Comunisti italiani) per 203 euro donati in beneficenza; Ottavio Brini (Fi), Franco Capponi (Fi); per aver comprato doni e pacchi natalizi, Massimo Di Furia (Pdl-Ncd) per una spesa di 140 euro, Enzo Marangoni (Fi) per un'altra da 2.300 euro e per finire Francesco Massi Gentiloni Silveri (Pdl-Ncd).

Assolti “perché il fatto non sussiste” l’ex presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, l’attuale segretario regionale del Partito Democratico Francesco Comi (nella foto),  l’ex vicepresidente dell’Assemblea legislativa Giacomo Bugaro (Fi), l’ex capogruppo di Sel Massimo Binci. Comi ha commentato la sentenza del gup: “Sono stati tre anni di sofferenze. Questo processo è stata una prova durissima per me come persona e come segretario di un partito che rappresenta una grande comunità. Ma è stata una prova durissima anche per la mia famiglia che ha sofferto per me e con me”.

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