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Violenza ostetrica: tutte le testimonianze

In Italia il 31% delle donne ha subito violenza ostetrica: “Molte non vogliono più fare figli a causa del parto”

Da un’indagine condotta dall’ostetrica Alessandra Bellasio, il 31% di donne in Italia ha subito violenza ostetrica durante il parto. Molte di loro hanno dichiarato di non voler più avere figli a causa dell’esperienza traumatica vissuta.
A cura di Natascia Grbic
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31%. Questa la percentuale di donne che in Italia ha subito violenza ostetrica durante il parto. Il dato è emerso da un'indagine effettuata dall'ostetrica Alessandra Bellasio, che ha sottoposto questionari a più di 19mila donne al fine di valutare le loro esperienze negli ospedali italiani. Il dato che ne è emerso è importante: molto di loro hanno dichiarato di aver avuto esperienze vissute come traumatiche, irrispettose o non pienamente consenzienti. Un evento che avrebbe dovuto essere tra i più felici della vita si è trasformato, per molte donne, in un incubo. Diverse, dopo quanto accaduto durante il parto, hanno dichiarato di non voler più avere figli. E anche chi, in alcuni casi, nutriva ancora il desiderio di una nuova maternità, ha scelto di rinunciarvi pur di non rivivere un’esperienza tanto dolorosa.

Un problema, quello della violenza ostetrica, che si verifica in molti ospedali d'Italia. Le cause sono molteplici: una scarsa attenzione e mancanza di empatia verso le persone gestanti, una medicina spesso difensiva, e una limitata disponibilità a fornire informazioni o a riconoscere nella donna un soggetto pienamente capace di esprimere consenso. Non ultimo, incidono anche le condizioni di lavoro del personale sanitario, che spesso si trova a dover sostenere ritmi massacranti per far fronte al progressivo smantellamento del sistema sanitario nazionale. E che può portare ad avere atteggiamenti magari sbrigativi e poco comprensivi nei confronti delle pazienti.

"Molte donne, dopo esperienze traumatiche in sala parto, ci raccontano di non voler più avere figli – racconta Alessandra Bellasio -. Non abbiamo ancora un dato numerico che colleghi direttamente queste esperienze alla scelta di non proseguire con altre gravidanze, ma dai commenti emerge chiaramente questo legame. Tante scrivono che non vogliono più partorire dopo quello che hanno vissuto. Non possiamo dire che la denatalità dipenda solo da questo, ma sicuramente è un elemento che pesa e che merita attenzione".

Da quest'indagine è nata BestBirth, una piattaforma pensata proprio per recensire i punti nascita, e che a oggi ha raccolto migliaia di feedback. Lo scopo è non solo fornire un servizio alle donne, ma anche lavorare insieme agli ospedali per capire quali siano i punti su cui lavorare, in base ai racconti dell'utenza. "Una cosa molto interessante è che molti ospedali stanno reagendo positivamente ai dati – spiega Bellasio -. Riceviamo ogni giorno tra le dieci e le quindici email da medici, ginecologi e ostetriche che ci chiedono di poter esporre il QR code del progetto nei reparti, per invitare le persone a lasciare una recensione. Alcuni hanno persino condiviso i risultati sui loro canali social. È un segnale importante, perché chi si mette in gioco, chi si fa valutare, di solito non ha niente da nascondere. È un modo per essere trasparenti e per dimostrare la volontà di migliorarsi".

Nel lavoro curato da Fanpage.it sulla violenza ostetrica, molte donne hanno dichiarato di non voler più avere figli per non ripetere la traumatica esperienza del parto. Testimonianze che stridono con le narrazioni edulcorate su nascita e gravidanza, e che dovrebbero essere prese seriamente in considerazione al fine di promuovere pratiche più rispettose. "Quel 31% che citiamo oggi include anche le strutture che non sono ancora state pubblicate – continua Bellasio -. È quindi una media nazionale aggiornata, in continuo movimento, ma ormai stabile. Una fotografia reale e in evoluzione di come, in Italia, le donne vivono l’esperienza della nascita".

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