Il mistero dello smemorato di Collegno: per il dna non era Canella

A ottant'anni di distanza la reale identità di quello che è noto come lo smemorato di Collegno è stata svelata indirettamente durante il programma “Chi l'ha visto?” andato in onda mercoledì 9 luglio. Trasmissione che si è occupata di un caso di cronaca che dal 1927 ha diviso l’Italia e che è terminato con una sentenza definitiva nel 1931. Con lo “smemorato di Collegno” si fa riferimento a un ladro sorpreso a rubare in un cimitero del Piemonte e che diceva di essere rimasto vittima di una amnesia. Nel 1926 due donne iniziarono a sostenere di essere la moglie dello smemorato: una era la consorte del professor Giulio Canella, disperso in guerra, l’altra era la moglie del tipografo Bruneri. Alla fine il procedimento giudiziario appurò che lo smemorato era Bruneri e l’uomo fu incarcerato perché noto truffatore. Ma nonostante questo lo smemorato andò a vivere in casa Canella assumendo l’identità del professore scomparso in guerra. La sentenza giudiziaria e le ragioni del cuore giunsero insomma a conclusioni opposte, lasciando di fatto sospeso il dilemma fino a oggi. Nella trasmissione di “Chi l’ha visto?” andata in onda ieri sera uno dei nipoti di Canella ha aperto la busta con la risposta sulle prove del dna compiute sui figli del professore, alcuni nati prima della sua scomparsa in guerra e altri figli dello smemorato.
L’identità dello smemorato di Collegno svelata dalla test del dna
Canella non ha fatto affermazioni precise sul contenuto della busta, ma ha fatto intuire che l'esito del test è stato contrario alle sue aspettative di vedere riconosciuto nello smemorato il suo vero nonno. “Non è il risultato che mi aspettavo – ha spiegato l’uomo – ma questa è una prova come altre, ce ne sono tante a favore e tante contro, per noi non cambia niente”. La prova del Dna è stata fatta comparando il profilo genetico di Julio, nipote certo di Canella, con quello del fratello Camillo, un figlio dello smemorato nato dopo la fine della guerra. Una prova che dunque non ha confermato che si trattasse di Canella e che lascia nuovamente pensare al tipografo Bruneri.