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Covid 19

Il Covid ha fatto perdere 255 milioni di posti di lavoro nel mondo

Secondo l’ultimo rapporto dell’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro, nel 2020 il Covid avrebbe causato una perdita di 255 milioni di posti di lavoro nel mondo. I più colpiti donne e giovani. Nel 2021 si assiste a una leggera ripresa, ma il direttore generale dell’organizzazione Guy Ryder avverte: “Progressi fragili da sostenere”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dopo la brusca interruzione del 2020, secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) vi sono piccoli segnali di ripresa nel mercato globale. Nonostante questo, però, il Covid-19 continua a devastare il mercato. Gli ultimi dati mostrano che l'8,8% delle ore di lavoro globali sono andate perse per tutto il 2020 per un pari di 255 milioni di posti di lavoro persi. Un dato che è maggiore di 4 volte rispetto al numero di posti di lavoro persi durante la crisi finanziaria del 2008.

Il tutto si spiega con la riduzione delle ore di lavoro per i lavoratori dovute ai vari lockdown e al fermo di diverse attività a livello globale. Il 71% delle perdite nei posti lavorativi si è verificato per inattività più che per impossibilità di mantenere o trovare un impiego: questo significa che le persone hanno abbandonato il mercato del lavoro perché impossibilitate a lavorare a causa delle restrizioni riguardanti la pandemia. Un'altra fascia di lavoratori più esigua, invece, ha chiuso bottega per via dei guadagni sensibilmente ridotti nel periodo pandemico mentre altri ancora hanno addirittura smesso di cercare un impiego, spinti dalla disperazione dovuta alla crisi diffusa causata dal virus.

Donne e giovani i più colpiti

Le più colpite da questo drastico calo del PIL globale sono state le donne. La perdita di occupazione per loro è al 5% mentre per gli uomini siamo al 3,9%, dato comunque altissimo. Prima della pandemia le premesse che hanno portato molte donne ad abbandonare il mercato del lavoro durante i lockdown erano già preoccupanti: le donne sono il target di lavoratori facilmente licenziabili, soprattutto se responsabili di una famiglia. Anche i giovani sono stati colpiti dalla crisi lavorativa. La perdita di occupazione tra i giovani nel target di età tra i 15 e i 24 anni è stata dell'8,7% contro il 3,7% degli adulti. Torna più reale che mai il rischio di una "generazione perduta", ossia giovani che si affacciano al mondo del lavoro che potrebbero non trovare un impiego e che già stavano superando con fatica la crisi economica del 2009.

Il settore più colpito è quello del turismo e della ristorazione: l'occupazione è diminuita di oltre il 20%. L'occupazione nell'informazione, nella comunicazione, nella finanza e nelle assicurazioni sarebbe aumentata nel secondo e nel terzo trimestre del 2020. Con l'entrata in vigore dei piani di vaccinazione, la maggior parte dei paesi dovrebbe dare una spinta decisiva alla ripresa che però, anche in previsione di un post-pandemia, avrà bisogno di tempo.

Le parole di Guy Ryder

"I segnali di ripresa sono incoraggianti, ma fragili e incerti – ha dichiarato Guy Ryder, direttore generale dell'ILO – e dobbiamo ricordare che nessun Paese può riprendersi da solo. Serve collaborazione". Con l'avanzare delle vaccinazioni, le ore di lavoro perse nel 2021 rispetto al 2019 dovrebbero progressivamente diminuire e aumentare così la fiducia dei consumatori e elle imprese.

Importanti sono gli stimoli fiscali dove possibile e le misure per sostenere i redditi e promuovere in ogni campo gli investimenti. Misure, secondo quanto consiglia l'ILO, per tutelare le donne sul posto di lavoro e i giovani oltre che lavoratori non altamente qualificati e poco retribuiti. Necessario anche il supporto internazionale per quei paesi a basso e medio reddito che non potranno percorrere la strada della ripresa da soli senza le risorse finanziare necessarie.

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