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Omicidio Giulia Cecchettin

Il corpo di Giulia Cecchettin trovato dal cane Jageer: “Senza di lui impossibile vedere i resti”

Il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato sabato scorso nei pressi del lago di Barcis grazie al fiuto di Jageer, flat coated retriever di 4 anni, in forza ai cinofili della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia: “Ha iniziato a scodinzolare, poi è venuto a chiamarmi come per dirmi: Vieni a vedere se quello che ho trovato era quello che cercavi”.
A cura di Ida Artiaco
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È stato trovato grazie al fiuto di Jageer il corpo senza vita di Giulia Cecchettin sabato scorso nei pressi del lago di Barcis a Pordenone. Si tratta di un flat coated retriever di 4 anni, in forza ai cinofili della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, che è riuscito a far individuare al suo padrone, Andrea Miconi, del nucleo BIOS della Sezione Associazione Nazionale Alpini, il cadavere della studentessa 22enne di Vigonovo, scomparsa da una settimana insieme all'ex fidanzato Filippo Turetta, ora indagato per omicidio.

È stato proprio Miconi a raccontare al Messaggero gli attimi che hanno preceduto il ritrovamento del corpo di Giulia. "La ragazza si trovava in un luogo in cui nessuno avrebbe potuto vederla", ha detto. Da due giorni, infatti, l'area era sorvolata dall'elicottero dei vigili del fuoco dopo che erano state seguite le tracce della Fiat Punto nera di Filippo, ma il cadavere della 22enne era nascosto da una grande roccia che ne impediva l'individuazione anche dalla carreggiata stradale.

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Sabato mattina "Jagger ha iniziato a muoversi in maniera strana. I nostri cani sono addestrati a ritrovare persone ancora vive o decedute da massimo 24 ore in caso di freddo e 10 ore in caso di caldo. Quando incontrano una persona esamine con il corpo ancora caldo iniziano ad abbaiare, invece in questo caso Jageer ha iniziato a scodinzolare", ha spiegato Miconi, che ha aggiunto: "Il cane è stato fenomenale perché ha trovato un corpo che era lì da diversi giorni e non emanava gli odori per cui lo avevamo addestrato. Il freddo rendeva le cose ancora più difficili. Ma Jageer ha capito che c’era qualcosa di nuovo. È venuto a chiamarmi come per dirmi: Vieni a vedere se quello che ho trovato era quello che cercavi".

Così hanno capito che quel corpo poteva appartenere alla studentessa scomparsa sette giorni prima. "Quando sono arrivato – ha concluso Miconi – non ci è rimasto altro che chiamare l'unità di coordinamento dei vigili del fuoco per dare loro la notizia. Non sapevamo ancora di chi era quel cadavere. Grazie Jageer".

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