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Il Coordinamento anti-abusi nella Chiesa in Italia: “Serve inchiesta ma inutile senza leggi”

Nasce il Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella Chiesa cattolica in Italia che comprende 9 associazioni che si occupano della difesa di vittime di pedofilia in ambito ecclesiastico. Chiedono una commissione d’inchiesta indipendente sul fenomeno come già avvenuto in Francia. “Ma la sola inchiesta non serve senza l’intervento sulle leggi” ha detto a Fanpage.it Francesco Zanardi, presidente e fondatore dell’Associazione Rete L’Abuso.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Immagine di repertorio
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Una commissione d'inchiesta indipendente può aprire il vado di Pandora dei casi di pedofilia nella Chiesa in Italia, ma per rendere efficace la sua azione serve un intervento Parlamentare e legislativo. Lo ha detto a Fanpage.it Francesco Zanardi, fondatore e presidente della Rete L'Abuso per i sopravvissuti alle molestie in ambito ecclesiastico. Rete L'Abuso fa parte del Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella Chiesa cattolica in Italia che comprende anche l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Voices of faith,  Adista, Comité de la jupe, Comitato vittime e famiglie e Noi siamo Chiesa. Tramite la campagna #ItalyChurchToo, il Coordinamento chiede non solo l'istituzione di una commissione d'inchiesta governativa sui casi di pedofilia nella Chiesa, ma un intervento strutturale a modifica delle leggi.

Perché ritiene che la situazione dell'Italia sia diversa da quella di altri Paesi che hanno istituito commissioni d'inchiesta indipendenti?

Perché qui non solo serve una commissione d'inchiesta terza, ma anche l'intervento legislativo. Mi spiego: in Francia esiste l'obbligo di denuncia per tutti i cittadini. Se un qualunque cittadino fosse a conoscenza di un qualunque abuso su un minore nell'ambito della sua parrocchia, per esempio, sarebbe tenuto a denunciare. Può scegliere di non farlo, ma non risponde a un obbligo penale. Se dovesse essere aperta un'inchiesta e dovesse emergere la mancanza, dovrebbe risponderne davanti alla legge in quanto complice. In Italia quest'obbligo riguarda solo i pubblici ufficiali. La mancanza dell'obbligo di denuncia ostacola anche i vescovi: se domani di presentassero davanti alle autorità per fornire informazioni su casi di pedofilia, mancherebbe la querela di parte per far partire gli accertamenti. Qui non basta far solo luce su quanti e quali sono i casi.

Come si potrebbe ovviare al problema?

In modo molto semplice, in realtà. Una legge esiste e riguarda il pubblico ufficiale, basterebbe cambiare la dicitura estendendola a tutti i cittadini.

Quindi per essere efficace l'azione deve essere su tre punti: ecclesiastica, indipendente e legislativa?

Esatto. Il problema però è che la Chiesa rappresenta un argomento blindato sul quale nessuno osa intervenire. Quello che la riguarda non è neppure oggetto di discussione tra parti politiche. Fino a ora si è puntato sui tribunali canonici che però rispondono al Codice Canonico e basta. Certo, è giusto che anche la Chiesa abbia i suoi tribunali, ma alla vittima di abusi questo non basta. Serve una sinergia con lo Stato. Le persone non vengono risarcite dal punto di vista legale, per intenderci.

La nostra magistratura però è indipendente come quella spagnola, per esempio

Certo. In Spagna per esempio il quotidiano El Pais ha pubblicato un elenco riguardante 250 casi di pedofilia in 70 anni. La magistratura poi ha acquisito autonomamente i dati e ha aperto un'indagine. Il governo l'ha seguita nell'inchiesta e ora partecipa. In Italia con Rete L'Abuso abbiamo contato 360 casi in soli 15 anni. La magistratura potrebbe seguire lo stesso iter, ma abbiamo comunque carenze legislative importanti.

La proposta della sola Cei non è sufficiente quindi

Per niente. Se la Cei domattina istituisse una commissione d'inchiesta sulla cosa, risulterebbe comunque poco credibile visto quanto accaduto negli ultimi anni. Abbiamo parlato per anni di tribunali per processare i vescovi, ma c'è stato un nulla di fatto. Ci sono casi noti sui quali non si agisce: ci sono vescovi che denunciano di avere in diocesi preti accusati di pedofilia provenienti dall'estero, ma perché non si indaga su chi ha mandato questa persona in Italia probabilmente per nasconderla? Così sono solo belle parole. Ribadisco però che l'inchiesta indipendente non basta se non si toccano le leggi perché così le catene non si spezzano. In questo modo tra 20 anni dovremmo creare una nuova commissione d'inchiesta.

Chi ne fa le spese sono le vittime

Certo, i bambini. Nel 2008 siamo riusciti a portare la cosa in un'interrogazione parlamentare, ma nessuno ha risposto. Nel 2019 abbiamo portato il tutto alle Nazioni Unite, segnalando una violazione della Convenzione della tutela dell'infanzia. Le Nazioni Unite ci hanno dato ragione sottolineando inoltre grande preoccupazione per il numero bassissimo di denunce e di provvedimenti penali su questo tipo di casi. L'Italia ha sottoscritto la Tutela dell'infanzia, ma dal '91 al 2019 le leggi dovevano essere adeguate.

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