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Il caso della Puglia: perché è la regione che sta vaccinando di più i bambini contro il Covid

Sebastiano Leo, assessore alla scuola della Regione Puglia, spiega a Fanpage.it: “Abbiamo puntato sugli hub vaccinali nelle scuole e sulla collaborazione coi pediatri. Il nostro modello copiato anche da Israele”.
A cura di Davide Falcioni
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Con il 47% dei bambini della fascia d'età 5-11 anni che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino la Puglia è la prima regione italiana per vaccinazioni anti Covid pediatriche. Un risultato che spicca in un quadro nazionale in cui la campagna d'immunizzazione per i più piccoli stenta ancora a decollare. Secondo i dati del Commissario Straordinario Francesco Figliuolo, infatti, solo il 29,45% della popolazione 5-11 – pari a 1.076.537 – ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre il 9,09% anche la seconda. In Italia, dunque, meno di un bambino su tre ha ricevuto il vaccino mentre in Puglia questa percentuale sfiora ormai il 50%. Secondo Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), "la Regione ha puntato sin dall'inizio della campagna di immunizzazione contro il Covid-19 sulla somministrazione del vaccino nelle scuole, con il coinvolgimento di igienisti e pediatri". Secondo l'esperta si tratta di "un modello organizzativo che sembra funzionare molto bene e che anche altre regioni hanno iniziato a mettere in atto". Ne abbiamo parlato con Sebastiano Leo, assessore alla scuola della Regione Puglia.

Sebastiano Leo, assessore alla scuola della Regione Puglia
Sebastiano Leo, assessore alla scuola della Regione Puglia

La Puglia è la prima Regione d'Italia per vaccinazioni pediatriche. Quali sono state le iniziative messe in campo dalla Regione?
La Puglia si conferma la prima regione d’Italia per vaccinazioni nella fascia pediatrica 5/11 anni. Un esempio nazionale ma che travalica anche i confini. La nostra regione è stata la prima in Italia ad avviare le vaccinazioni nella scuola e pertanto presa come modello anche nelle altre nazioni, come ad esempio Israele che tramite il viceambasciatore italiano ha voluto imitare il nostro sistema organizzativo. Abbiamo voluto fornire possibili soluzioni per venire incontro sia alle esigenze delle famiglie che dei loro bambini e ragazzi. Intanto utilizzando le scuole come luoghi per le vaccinazioni, creando hub serali, con le iniziative come “La notte è giovane” che ha visto coinvolti diversi luoghi e città in fasce serali per i ragazzi tra i 12 e 19 anni, non solo su prenotazione. Iniziative accompagnate anche da musica e da momenti di convivialità per rendere più piacevole per i ragazzi il momento dell’attesa.

Come avete organizzato le vaccinazioni all'interno delle scuole?
Abbiamo sin da subito puntato su un sistema di collaborazione tra Ufficio scolastico regionale e Dipartimento di salute e pediatri.  Gli istituti scolastici avevano la possibilità di comunicare la loro disponibilità ad accogliere l’hub vaccinale. Dietro il controllo dei Dipartimenti di prevenzione si è potuto così installare in molte città e istituti scolastici un luogo destinato ai vaccini dei bambini.  È stato sicuramente questo il meccanismo decisivo nella campagna di vaccinazione per diverse ragioni, intanto un perfetto raccordo, poi la scelta della scuola come luogo destinato alla vaccinazione. È stata infatti una scelta dettata dalla necessità di rassicurare i bambini e le loro famiglie. I bimbi trascorrono la maggior parte del loro tempo all’interno della scuola, oltre che nelle loro case. Quale luogo dunque poteva essere più rassicurante di quello che rappresenta di fatto la loro seconda casa? Nelle mie visite all’interno delle scuole ho potuto constatare una perfetta organizzazione.

Qual è stato il ruolo dei pediatri nel convincere i genitori dubbiosi verso il vaccino?
La collaborazione dei pediatri è stata ed è fondamentale sia per il lavoro concreto svolto nelle vaccinazioni sia per il supporto nell'informazione relativa ai vaccini. È evidente che dietro alla scelta di vaccinare i propri figli ci deve essere consapevolezza determinata dalla conoscenza e in questo il ruolo del pediatra risulta necessario perché è la figura a cui le famiglie ripongono fiducia per la sicurezza dei propri figli e nel contempo perché hanno il quadro clinico dei piccoli assistiti. Credo che nella campagna di vaccinazione sia stata fondamentale la giusta comunicazione. È stato importante far capire che al di là delle misure di contenimento del virus che possono essere utilizzate all’interno delle scuole, con mascherine e distanziamento, i luoghi del contagio sono numerosissimi. La nostra attenzione è stata dunque concentrata sulla messa in sicurezza dei bambini/ragazzi, al di là delle aule. La sicurezza e la loro salute sono la priorità, insieme però ad una scuola in presenza. La loro salute passa anche da aspetti psicologici condizionati dalla mancata socialità della pandemia, dall’incertezza, dalla solitudine e tutti i riscontri negativi che questi due anni terribili hanno creato.

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