I funerali della 17enne morta cadendo dal catamarano, il papà: “Ero il suo supereroe, dolore mi ha sconfitto”

Si sono tenuti oggi, martedì 27 maggio, i funerali della ragazza di 17 anni morta dopo essere caduta, durante una manovra, da un catamarano a Venezia.
Tantissime persone hanno riempito la Chiesa di Sant’Ilario, a Malcontenta, soprattutto giovani, amici della ragazza. I compagni dell'Istituto Nautico, dove studiava la 17enne, si sono schierati attorno alla bara bianca, al suo arrivo nel piazzale della Chiesa.
Gli uomini dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia hanno accolto la bara con il fischio che si riserva alle autorità di Stato e ai marinai venuti a mancare, si legge su La Nuova Venezia. Poi, accompagnato dalle note di “Ovunque sarai”, canzone di Irama, il papà della 17enne si è stretto al feretro.
"Un giorno mia figlia mi ha detto: ‘Sai, papà, sei il mio supereroe senza mantello'. – ha raccontato l'uomo, citato da Il Gazzettino – Ma quel superpotere di essere il papà più forte del mondo, adesso che il mio angelo non c’è più, stato sconfitto dal dolore immenso".
"Ma sono convinto – ha aggiunto – che il tuo papà un giorno ritornerà da te più forte di un supereroe e staremo insieme per tutta l’eternità".
Durante la funzione, alla quale erano presenti anche il presidente del Porto Di Blasio e il sindaco Luigi Brugnaro, sono state lette lettere scritte dalla famiglia della ragazza, la mamma, il papà e la sorella gemella, dai suoi amici e dal fidanzato. All’uscita i presenti hanno lanciato in cielo dei palloncini per salutare la ragazza.
Le indagini e l'autopsia, svolta nei giorni scorsi sul corpo della giovane, hanno confermato la morte per annegamento. La 17enne, che si trovava a prua per ormeggiare l'imbarcazione, è stata trascinata sott’acqua da una cima rimasta impigliata nell’elica.
Gli inquirenti hanno indagato lo skipper Andrea Ravagnin, 35 anni, con l'ipotesi di omicidio colposo. Stando a quanto emerso dai primi accertamenti, la giovane non avesse un regolare contratto di lavoro ma fosse lì per fare una prova per un impiego estivo.
"Mia figlia non doveva trovarsi lì a svolgere compiti che non le spettavano – aveva spiegato il padre, impiegato al porto, subito dopo l'incidente -, si trovava lì per fare da interprete, dato che parlava cinque lingue tra cui l'inglese".