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Omicidio di Nada Cella

“Ha ucciso Nada Cella con lucida follia”: la Procura chiede la condanna all’ergastolo per Annalucia Cecere

Annalucia Cecere deve essere condannata all’ergastolo. È la richiesta formulata dalla Procura di Genova per l’ex insegnante accusata dell’omicidio di Nada Cella, la 25enne uccisa a Chiavari nel 1996. Quattro anni invece per Marco Soracco, datore di lavoro della vittima, accusato di favoreggiamento. La pm Gabriella Dotto: “Cecere ha agito con lucida follia”.
A cura di Eleonora Panseri
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Annalucia Cecere deve essere condannata all'ergastolo. È questa la richiesta formulata dalla Procura di Genova per l'ex insegnante accusata dell'omicidio di Nada Cellala 25enne uccisa nello studio di commercialisti dove lavorava a Chiavari nel 1996.

Quattro anni invece per Marco Soracco, il datore di lavoro della vittima, accusato di favoreggiamento. Secondo l'accusa, avrebbe saputo chi era l'assassina ma non lo disse mai. Cecere "ha agito con lucida follia per commettere un delitto d'impeto", ha detto la pubblico ministero Gabriella Dotto.

Cecere, ha proseguito la pm, ha una "indole instabile che si sposa perfettamente con il delitto. Quello è stato un delitto di impeto, che manifesta una esplosione di rabbia e si sovrappone con la personalità di chi non sa contenere la rabbia. Nada è stata il pretesto per dare sfogo alla sua follia".

Dal canto suo, il commercialista Soracco"ha avuto paura di Cecere, ha constatato la pericolosità di quella persona. Ha avuto consapevolezza che accusare quella donna avrebbe comportato un'accusa da parte sua. Per questo ha sempre mentito. È una vita che vengono ripetute menzogne ed è stato il principale responsabile dell'impunità di Cecere".

Il caso irrisolto della segretaria uccisa quasi 30 anni fa è stato riaperto nel 2021 dopo nuove indagini e l’emergere di elementi inediti che hanno portato al rinvio a giudizio di Cecere, di Soracco e della madre del commercialista, Marisa Bacchioni, esclusa dal procedimento per incapacità di intendere e di volere, data l'età avanzata della donna.

Il fascicolo è stato riaperto anche grazie al contributo della criminologa Antonella Delfino Pesce. L’omicidio di Nada Cella fu commesso in pieno giorno e senza testimoni. La ragazza fu trovata in fin di vita nell'ufficio, in una pozza di sangue. Sarebbe stata colpita ripetutamente, con violenza, con un oggetto mai ritrovato, un fermacarte, ipotizza l'accusa.

La famiglia della 25enne, difesa dall'avvocata Sabrina Franzone, non si è mai arresa e ha sempre chiesto che venisse fatta piena luce sulla morte di Nada. La sentenza è attesa per il 18 dicembre.

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