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Gela, protesta contro chiusura del petrolchimico: bloccate le vie d’accesso alla città

Dopo anni di promesse non mantenute, mobilitazione di massa a Gela contro la chiusura della raffineria e la sua mancata riconversione che per molti significa la morte della città.
A cura di Antonio Palma
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Dopo anni di promesse ai lavoratori mai portate a termine, ormai è altissima la tensione a Gela, in provincia di Caltanisetta, contro la chiusura della raffineria Eni e contro la sua mancata riconversione in "green refinery". Dalle 4 di questa mattina infatti un blocco totale organizzato dai sindacati confederali, dai lavoratori dell'indotto e dai dipendenti diretti del petrolchimico dell'Eni, ha paralizzato completamente il traffico da e verso la città. Con una massiccia mobilitazione a cui si sono uniti molti cittadini, i lavoratori della raffineria e dell'indotto hanno sigillato le vie d’accesso alla città con blocchi sulle strade per Catania e Licata di fatto rendendo impossibile uscire o entrare in paese se non via mare.

"È iniziata da questa notte una mobilitazione lunga e faticosa per impedire che dopo la raffineria chiuda anche la città", ha spiegato il segretario provinciale della Cgil, Ignazio Giudice, ricordando che dopo essere stati fermi per oltre due anni, i lavoratori delle imprese appaltatrici hanno esaurito anche tutti gli ammortizzatori sociali e ora rischiano il licenziamento. Nonostante le tante promesse del mondo politico, infatti, non sono stati mai aperti i cantieri concordati con il protocollo d'intesa del novembre 2014 che avrebbero dovuto realizzare varie opere in Sicilia e quindi i lavoratori non sono stati mai ricollocati.

"Ci appelliamo a Renzi perché dia risposte a favore di disoccupati, precari, nuovi poveri e commercianti, non con elemosine ma con una legge speciale per Gela che garantisca salute e lavoro” ha ribadito il sindacalista Giudice. Cgil, Cisl e Uil parlano di "Inganno di Stato" ricordando che il governo più volte ha definito la "vertenza-Gela" ormai risolta e assicurano che la protesta andrà avanti fino a quando non si riuscirà ad avere una data certa per avviare un tavolo di confronto a Roma. Per questo i sindacati hanno deciso di bloccare anche la stazione di rilancio del gas libico che giunge a Gela attraverso il grande gasdotto sottomarino «Greenstream».

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