Garlasco, perché gli inquirenti avrebbero acquisito gli atti del processo sul santuario della Bozzola

Nell'ambito delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, che vedono indagato per concorso nell'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nell'agosto del 2007, Andrea Sempio, i carabinieri di Milano avrebbero acquisito gli atti di un'altra inchiesta, quella sul Santuario della Madonna della Bozzola, il cui processo si è chiuso nel 2014 con la condanna di due romeni per estorsione ai danni di don Gregorio Vitali.
È quanto ha reso noto questa sera Federica Sciarelli nell'ultima puntata di Chi l'ha visto? in onda su Rai 3, confermando le indiscrezioni che nei giorni scorsi erano già state pubblicate da alcuni quotidiani. Ma perché gli inquirenti impegnati nelle indagini su Garlasco avrebbero acquisito questi atti?
Tutto partirebbe dalle dichiarazioni di Massimo Lovati, avvocato di Sempio, secondo il quale Chiara Poggi sarebbe stata uccisa "da un sicario, mandato per toglierla di mezzo, perché poteva essere un personaggio scomodo. Non c'entrano le inimicizie, ma aveva scoperto qualcosa". Si ricordi che l'unico condannato in via definitiva per il delitto di Garlasco è Alberto Stasi, all'epoca fidanzato della vittima. Ma negli ultimi giorni le voci e le ipotesi intorno al Santuario si sono fatte insistenti.
Chiara avrebbe saputo qualcosa che non avrebbe dovuto sapere? È stata testimone di qualcosa che non avrebbe dovuto vedere? Gli inquirenti sono al lavoro per scoprirlo ed è proprio per questo che probabilmente hanno acquisito gli atti di quel processo che si è chiuso nel 2014 con la condanna di due romeni per estorsione ai danni di don Gregorio Vitali, il rettore del santuario che ogni mercoledì notte celebrava la "messa di liberazione", un esorcismo in pubblico. Don Gregorio era vittima dei due romeni che avevano preteso 250mila euro per non publicare telefonate hot e video sempre hard che sarebbero stati registrati all'ombra del santuario. I due condannati erano già irreperibili all'epoca della sentenza: si erano dati alla latitanza e da allora risultano fuggitivi, con un mandato di cattura pendente.
A far partire l'inchiesta non furono le parti lese, quindi Don Gregorio, né i carabinieri di Garlasco o il sindaco dell'epoca. Tutto nacque "perché un confidente dei carabinieri di Vigevano venne avvicinato per una indagine che nulla aveva a che fare con questo e propose di far luce su quello che accadeva alla Bozzola", spiegano a Chi l'ha visto?.
Un certo Don Cervio – si ricorda – nel 2014 disse di essere a conoscenza di scandali sessuali alla Bozzola dal 2006. Il parroco non fece denuncia alla polizia ma informò la curia che però non ha mai attivato accertamenti. Tuttavia, è morto nel 2016. Dei soggetti coinvolti direttamente o anche solo attenzionati dall'inchiesta in corso su Garlasco, quindi Sempio, Stasi ma anche le gemelle Cappa, Stefania e Paola, cugine di Chiara Poggi, nessuno frequentava il santuario. "A noi non risulta", ha specificato l'inviato di Chi l'ha visto?
La 26enne potrebbe davvero aver visto qualcosa? Chiara Poggi pochi giorni prima di morire aveva anche fatto una ricerca sul Santuario, mentre su una chiavetta usb aveva salvato alcuni articoli di giornale su alcuni religiosi pedofili in più parti del mondo. Eventuali legami devono essere ancora accertati.