Garlasco, lo zio di Sempio e i prestiti: “Non avrei dovuto aiutare mio fratello? Non ho fatto domande”

“Ho fatto un prestito a mio fratello. È un aiuto che non gli potevo negare. Non so cosa abbia fatto con quei soldi e non ho fatto domande”, così lo zio di Andrea Sempio ha chiarito la sua posizione in merito ai presunti movimenti anomali di danaro della famiglia che hanno portato i pm a ipotizzare una presunta corruzione dell’ex pm Venditti che nel 2017 indagava proprio su Andrea per il delitto di Garlasco.
“Mio fratello mi ha chiesto di fargli un favore. Non avrei dovuto farglielo? Non potevo negarglielo. Poi cosa ha fatto sono affari suoi, Non ho idea del motivo per cui gli servivano, Me li ha restituiti e per me si è chiusa così” ha aggiunto Patrizio Sempio al Giorno, ribadendo quanto ha già raccontato ai militari della Guardia di finanza. L’uomo, che al tempo aveva fatto al fratello un assegno da 5mila euro, infatti è stato convocato nei giorni scorsi come persona informata dei fatti al pari dei genitori di Andrea Sempio, nell’ambio dell’indagine sull’ex pm di Pavia accusato di corruzione in atti giudiziari per aver archiviato la posizione di Sempio nel 2017 nell’inchiesta bis sul delitto di Chiara Poggi.
“Quando mi hanno interrogato a Voghera mi hanno domandato: ‘Ma lei, dà soldi a suo fratello e non sa per che cosa?’ Sono affari suoi, di mio fratello. Se me li restituisce il giorno dopo o sei mesi dopo non fa niente. Non so a chi li ha dati, se ha comprato immobili o una macchina. Comunque, alla fine i soldi me li ha ridati” ha spiegato Patrizio Sempio che è stato ascoltato per chiarire quei passaggi di denaro, così come le sorelle.
"I movimenti anomali" sui conti
Tutto infatti ruota attorno alle movimentazioni sui conti bancari della famiglia Sempio che in quei mesi tra dicembre 2016 e giugno 2017 ha ricevuto una cospicua somma dai parenti per poi fare diversi prelievi in contanti per decine di migliaia di euro. "Movimentazione anomale" per le Fiamme Gialle che fanno ipotizzare una presunta corruzione per avere una archiviazione breve.
In particolare le zie di Sempio "hanno emesso assegni per complessivi 43mila euro a favore del fratello Giuseppe", padre di Andrea. E nello stesso periodo padre e figlio "hanno effettuato prelievi in contanti per 35mila euro". Mentre il fratello ha versato "un assegno da 5mila euro, subito prelevati in contanti". Prelievi "del tutto incongrui rispetto alle loro ordinarie movimentazioni bancarie" secondo gli inquirenti.
La famiglia Sempio: "Soldi per le ingenti spese legali"
La famiglia Sempio però si difende spiegando che erano soldi per le ingenti spese legali che stavano affrontando al tempo. “Questa accusa che anche oggi ci viene rivolta è una gran cavolata che verrà smentita come tutte le altre finora" ha dichiarato la madre di Andrea Sempio, aggiungendo: “Avevamo bisogno di soldi contanti per far fronte alle spese legali. Mi dispiace che in questa storia vengano coinvolte persone che non c'entrano nulla e che volevano solo dare una mano. Tutte le accuse verranno smentite come sempre".
"Dovevo pagare gli avvocati che fanno il loro lavoro. Ne avevamo tre, sicuramente bisognava pagarli, non lavorano gratis. Io portavo il denaro agli avvocati. Quando c'era da consegnare per le pratiche, io pagavo lì e si arrangiavano loro" ha confermato anche il padre di Sempio, dicendo di non ricordare il motivo del bigliettino trovato a casa sua sul quale aveva scritto “Venditti gip archivia per 20-30 euro”. La famiglia Sempio, che comunque non risulta indagata nemmeno dopo l’interrogatorio, ha inoltre affermato di non conoscere Venditti e di non aver mai avuto a che fare con il magistrato.