Garlasco, il giudice Vitelli che assolse Stasi: “Era un dovere morale, ragionevoli dubbi su di lui”

Secondo il magistrato Stefano Vitelli, che in primo grado pronunciò l'assoluzione per Alberto Stasi nell'ambito del processo per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto del 2007, è ragionevole dubitare della colpevolezza dell'ex fidanzato della giovane, condannato in via definitiva dopo due assoluzioni per il femminicidio.
Vitelli è intervenuto durante la trasmissione "Lo stato delle cose" in onda su Rai3 e condotta da Massimo Giletti. Durante la puntata, sono state ripercorse le principali tappe del caso giudiziario e le nuove piste emerse durante la seconda fase delle indagini, da poco riaperte. Il nuovo indagato per concorso in omicidio è l'amico di famiglia Andrea Sempio, il cui Dna sarebbe recentemente stato trovato sotto le unghie di Poggi.
I nuovi approfondimenti investigativi, secondo il giudice, hanno fatto emergere ulteriori elementi di incertezza. "Alberto Stasi è stato dalle 9.35 di mattina alle 12.20 a casa sua a lavorare alla tesi, è stato provato – ha sottolineato in diretta -. Non c'era un movente. Tra Alberto e Chiara non è emersa prova di un litigio, né la sera prima né la mattina del 13″.
Secondo il giudice, al mattino ci sarebbe stato anche "poco tempo" per una discussione. Il magistrato ha poi affermato che i nuovi dati relativi al Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, rendono "ragionevole dubitare" della colpevolezza di Stasi.
"Quando ti trovi di fronte a un'obiettiva incertezza, hai il dovere, prima ancora che giuridico, morale, di assolvere per non mettere in galera un innocente" ha continuato il magistrato. Le indagini a carico di Andrea Sempio arrivano 18 anni dopo l'omicidio, anche se l'ipotesi di reato è di concorso in omicidio. Nelle scorse ore si è parlato anche di alcune foto che lo ritraggono fuori da casa Poggi dopo il delitto.
Alberto Stasi è, secondo la giustizia che lo ha condannato in via definitiva, l'assassino di Chiara Poggi. Fu condannato in appello bis nel 2014 dopo due iniziali assoluzioni e la sentenza di conanna venne confermata dalla Cassazione nel dicembre 2015 a 16 anni di reclusione.