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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Funivia Stresa Mottarone, il pm: “I tre indagati rischiano una pena elevatissima”

Secondo la Procura di Verbania “i fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita”.
A cura di Davide Falcioni
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"I fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita" dei passeggeri. È quanto scrive, nero su bianco, la procura di Verbania nel decreto di fermo che ha portato all'incarcerazione ieri di Luigi Nerini, titolare della società Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, rispettivamente direttore dell'esercizio e capo servizio della funivia, avrebbero consapevolmente disattivato il freno d'emergenza della cabina nella convinzione che mai si sarebbe verificato un disastro e confidando nella "buona sorte". Secondo gli inquirenti la "sconsiderata condotta" che "ha determinato" la "morte di quattordici persone e lesioni gravissime a un minore di cinque anni" determinerà – "in caso di accertato riconoscimento" – una pena detentiva "elevatissima".

"Freno d'emergenza disattivato per ragioni economiche"

Il Procuratore di Verbania Olimpia Bossi nel decreto di fermo sottolinea che Gabriele Tadini, capo servizio della funivia del Mottarone, "ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza". Una condotta "di cui erano stati ripetutamente informati" Enrico Perocchio e Luigi Nerini, direttore di esercizio e amministratore di Ferrovie del Mottarone, che "avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell'impianto, con ripercussioni di carattere economico". Da tempo la funivia aveva dei problemi proprio con il sistema di freno d'emergenza, che si attivava anche in assenza di pericolo sospendendo l'erogazione del servizio. Ciò nonostante i gestori dell'impianto non si erano ancora impegnati per riparare il guasto definitivamente.  Dagli accertamenti effettuati fino ad ora infatti "è emerso che era noto a chi di dovere che questo impianto aveva delle anomalie al sistema frenante".

Sequestrata la scatola nera della funivia

Anziché risolverle, gli indagati avrebbero preferito disattivare il freno d'emergenza tramite i "forchettoni"; ora la Procura di Verbania sta valutando la posizione della squadra di operai addetti all'impianto a cui che avrebbero messo in atto "la scelta aziendale di bypassare l'anomalia" al sistema frenante emerso da oltre un mese. La magistratura dovrà capire se gli operai fossero consapevoli o meno delle conseguenze che poteva avare l'utilizzo dei ‘forchettoni' sul sistema frenante. Nel pomeriggio nel frattempo è previsto il primo sopralluogo del perito nominato dalla Procura, Giorgio Chiandussi, docente del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale del Politecnico di Torino. Al Mottarone compirà i rilievi tecnici, sia sulla cabina precipitata sia sul cavo spezzato. Luca Geminale, comandante della compagnia dei carabinieri di Verbania, ha intanto annunciato: "Abbiamo sequestrato tutto, anche la scatola nera, un sistema che registra tutti gli aspetti tecnici dell'impianto, come la velocità, l'andatura, l'oscillazione" della funivia.

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