Firenze, uccise a coltellate il figlio di un anno: condannato a 20 anni Niccolò Patriarchi

Niccolò Patriarchi, l'uomo di 35 anni che il 14 settembre 2018 uccise il figlio di un anno, Michele, durante una lite familiare con la convivente nella loro casa di Scarperia, in provincia di Firenze, è stato condannato a 20 anni di reclusione. Lo ha stabilito – al termine del processo di primo gradi – il giudice Fabio Frangini del tribunale di Firenze. Per l'uomo la pm Benedetta Foti aveva chiesto l'ergastolo.
L'omicidio del piccolo Michele Patriarchi, un anno
Il piccolo Michele Patriarchi, di appena un anno, venne ucciso il 14 settembre del 2018. Intorno all'ora di cena Niccolò, suo padre, ebbe un improvviso e terrificante scatto d'ira dopo aver sentito squillare il cellulare della compagna: "Eravamo a casa e si stava mangiando – ha raccontato la donna, Annalisa Landi, nel corso del processo – e Niccolò si è alzato; era sul divano col suo cellulare quando è squillato il mio telefono. Mi chiamavano dal lavoro per chiedermi un'informazione e a lui questa cosa ha urtato, quindi mi ha preso il cellulare e poi è tornato sul divano. Io sono andata lì e gli ho detto: ‘Ascoltami, abbi pazienza, mi puoi dare il cellulare? Mi serve'. ‘No, non te lo do il cellullare', mi rispose. Non so se mi abbia visto scrivere un messaggio ma da lì si è arrabbiato". L'uomo afferrò un coltello da cucina e uccise il piccolo Michele, di appena un anno, ferendo anche Annalisa alle braccia e alla testa. Alla scena assistette anche l'altra figlia della donna, di 7 anni, fortunatamente rimasta illesa.
A dare l'allarme, con una telefonata ai carabinieri, fu la suocera dell'assassino: "E' stato ammazzato mio nipote", disse la donna ai militari che, arrivati subito sul posto, si trovarono di fronte a una scena raccapricciante, con il piccolo e la madre in un lago di sangue. Immobile, in evidente stato di shock, con la camicia ricoperta di sangue, anche il 34enne che venne immediatamente fermato. Nei mesi scorsi è stata eseguita su Niccolò Patriarchi una perizia psichiatrica che ha stabilito che l'uomo risulta affetto da un "grave disturbo della personalità" e deve essere considerato "una persona socialmente pericolosa". Oggi è arrivata la condanna a 20 anni di reclusione.