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Esplosione di Castel D’Azzano, già nel 2024 Maria Luisa Ramponi si opponeva allo sgombero: “Abbiamo riempito casa di gas”

Già nel 2024 Maria Luisa Ramponi raccontava di aver riempito insieme ai fratelli la casa di Castel d’Azzano di gas per opporsi allo sgombero dell’abitazione. Ora la donna è stata fermata insieme ai familiari: secondo l’accusa avrebbe utilizzato una molotov per innescare l’esplosione.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Già nel novembre 2024 Maria Luisa Ramponi raccontava di aver "riempito di gas" la casa di Castel d'Azzano (Verona), per "continuare a lottare e opporsi allo sgombero". La donna raccontava di aver tentato per oltre cinque anni di avere giustizia dopo aver perso l'azienda agricola e poi l'abitazione. Ora però quel casolare oggetto del contendere tra i fratelli Ramponi e le autorità è esploso, causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di 15 persone.

I Ramponi minacciavano già nel 2024 di far saltare in aria l'azienda agricola e secondo le ultime informazioni date dalle indagini, sarebbe stata proprio la donna che un anno fa minacciava di far esplodere la struttura con il gas a lanciare la molotov che nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 ottobre ha scatenato l'esplosione che è costata la vita a Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello. 

La tragedia era stata scongiurata nel 2024, quando le minacce dei tre fratelli, ora fermati, non si trasformarono in azioni. Le forze dell'ordine erano appunto intervenute per sgomberare l'edificio, occupato da tre fratelli agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari. L'esplosione è stata innescata all'apertura della porta d'ingresso.

Da sinistra, Marco Piffari, 56 anni, Valerio Daprà, 56, e Davide Bernardello, 36.
Da sinistra, Marco Piffari, 56 anni, Valerio Daprà, 56, e Davide Bernardello, 36.

Lo sgombero era stato programmato diversi giorni fa dopo più tentativi. Sul posto erano stati fatti arrivare i carabinieri dei Reparti speciali e gli agenti dell'Uopi,  specializzati in azione antiterrorismo. Dopo l'esplosione, il casolare è crollato del tutto, travolgendo chi si trovava nelle immediate vicinanze.

"Mio fratello ha avuto un pignoramento ingiusto – raccontava nel 2024 Maria Luisa Ramponi al Corriere della Sera -. Gli hanno portato via l'azienda e ora la casa, era l'unica cosa che ci rimaneva. Ci siamo opposti agli sgomberi in tutti i modi, anche riempendo la casa di gas. Sono cinque anni che andiamo avanti così, avevamo avvocati che si sono venduti e ci hanno rovinato".

Ramponi aveva poi dichiarato di aver perfino trovato la firma falsa di suo fratello per l'inizio di un mutuo. "Il tribunale ha tenuto nascosto tutto attraverso sentenze sbalorditive. Ci siamo trovati 5 anni fa una firma falsa in un mutuo, questa procedura non si è mai fermata per colpa degli avvocati". Poi la donna aveva puntato il dito contro i custodi giudiziari. "Hanno detto di tutto, ci hanno attaccato in tutti i modi. Ci hanno portato via oltre un milione di euro in valore di terreno".

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