Escort seviziata e uccisa, caso riaperto 50 anni: trema la Torino bene
Colpo di scena nel caso Beauregard: dopo 50 anni la Procura di Torino riapre le indagini sull'omicidio di Martine Beauregard, 25enne di origini francesi trovata cadavere nei pressi all'ippodromo di Vinovo il 18 giugno 1969. A condurre le indagini, dopo mezzo secolo, sarà il pm Andrea Padalino. La svolta è arrivata con la testimonianza di una donna che ha riferito alla Squadra Mobile torinese di essere a conoscenza del nome dell'assassino. L'omicida di Martine sarebbe lo zio del suo defunto marito, che si sarebbe alleggerito del peso portato per una vita su letto di morte. Il mattatore che seviziò e soffocò la bella Martine, secondo il racconto della donna, si sarebbe trasferito in Sud America subito dopo il delitto.
Il cold case
Nel 1969 Martine Beauregard, 25 anni, guadagnava da vivere per sé e la sua famiglia sui marciapiedi di Corso Matteotti, zona centrale del capoluogo piemontese. Era una escort d'altro bordo, conosciuta in zona come ‘la parigina'. Venne trovata nuda e già rigida all'inizio dell'estate del '69. La notizia del suo assassinio, con tutti i dettagli cruenti forniti dalla stampa – Martine aveva bruciature di sigaretta e tagli sul corpo – fece molto scalpore in città: Martine, infatti era una delle accompagnatrici frequentate dai professionisti della Torino bene. Le indagini all'epoca coordinate dal commissario Giuseppe Montesano, comandante della Squadra Mobile, si concentrarono immediatamente sul privato della ragazza. La giovane si era trasferita dalla Francia con il padre, la madre e tre sorelle. A diciotto anni si innamorò dell'uomo che l'avrebbe avviata alla prostituzione diventando il suo protettore.
Una strana catena di suicidi
Proprio su di lui si accesero i riflettori degli investigatori: Ugo Goano, rampollo di una ricca famiglia, dedito alla vita dissoluta e allo sfruttamento della prostituzione, viene arrestato. Non ha un alibi, la sera del delitto ha cenato con Martine, l'ha lasciata sul marciapiede e poi è andato in giro per night. Mentre l'uomo prepara la sua difesa in carcere, arriva una confessione a sparigliare le carte. Carlo Campagna, ribattezzato dalla stampa Charlie Champagne, 27enne discendente di una ricca famiglia di industriali torinesi viene arrestato. Quindici giorni dopo suo padre Guido si suicida nella sua villa a Gressoney lasciando un biglietto: “Scusatemi, ma non ne potevo più”.
Il processo
I sospettati diventano due, anzi tre. Otto mesi dopo si suicida anche la sorella di Carlo Campagna e zia del 27enne reo confesso. La storia diventa ancora più ingarbugliata: una trans, amica di Carlo Campagna accusa altre cinque persone di aver partecipato all'omicidio insieme all'amico, che le avrebbe raccontato tutto. A fare chiarezza ci pensa la magistratura: Ugo Goano viene assolto per insufficienza di prove; anche Carlo Campagna, invece, vien prosciolto nella fase processuale che, sulla base della procedura dell'epoca, era chiamata "istruttoria". La perizia psichiatrica a cui viene sottoposto il giovane ereditiere rivela tendenze alla mitomania e una grave dipendenza dall'alcol. Il caso resterà archiviato per 50 anni.
La nuova inchiesta
La nuova indagine non è a carico di ignoti, ma c'è un indagato. Carlo Campagna sarà nuovamente ascoltato nella veste di testimone assistito alla presenza del suo legale, l'avvocato Antonio Foti. In Procura è stata convocata in qualità di testimone anche la sua ex moglie. Annalisa Girardi è chiamata a descrivere le abitudini di Campagna. In fase di separazione, durante una delle udienze, ben tre testimoni confermarono che una volta la donna aveva dovuto chiudersi a chiave in bagno per sfuggire alla violenza del marito. Secondi i racconti dell'epoca l'uomo avrebbe avuto intenzione di bruciarla con la sigaretta e di legarla.