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Emilio Fede condannato a tre anni e mezzo di carcere per bancarotta

L’ex direttore del Tg4 avrebbe trattenuto oltre un milione di euro degli aiuti che Silvio Berlusconi aveva versato per salvare l’impresa di Lele Mora.
A cura di Antonio Palma
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Tre anni e mezzo di carcere per il reato di concorso in bancarotta. È la pena inflitta dai giudici del Tribunale di Milano a Emilio Fede, condannato nell'ambito del processo sulla nota vicenda legata al fallimento della società di Lele Mora che aveva già patteggiato la pena. L'ex direttore del Tg4 è stato ritenuto colpevole del dirottamento a suo favore della somma di 1,1 milioni di euro ovvero il 40% del finanziamento di 2 milioni e 750 mila euro versato nel 2010 in più tranche da Silvio Berlusconi per salvare la società dell'ex manager e talent scout italiano

Con queste sentenza i giudici hanno accolto in pieno la ricostruzione dell'accusa rappresentata dal pm di Milano Eugenio Fusco stabilendo un pena ancora maggiore di quella richiesta che era di tre anni di carcere per Emilio Fede. Gli stessi giudici del tribunale meneghino hanno condannato Emilio Fede anche all'immediato pagamento di 1,1 milioni di euro come risarcimento della somma prelevata ingiustamente. Il Tribunale infatti ha stabilito che Fede risarcisca per intero e immediatamente la somma distratta all'impresa alla curatela del fallimento.

Durante la requisitoria il pubblico ministero aveva spiegato che la somma versata dall'ex premier per salvare l'azienda era stata "distratta dal fallimento e divisa con Fede ma anche trattenuta da Mora" per i suoi "capricci inutili". "Quel finanziamento sarebbe servito per sanare la disastrosa situazione in cui versava l'impresa di Mora. Quei denari non dovevano essere dirottati in parte a Fede per i suoi buoni uffici presso Berlusconi. Non ne aveva diritto" aveva aggiunto il pm. Il pm nel chiedere la condanna era  partito da una pena base di 4 anni, abbassati a tre per il  riconoscimento delle attenuanti. Accolta anche la richiesta dell’avvocato di parte civile per la procedura fallimentare, Davide Sangiorgio, che aveva chiesto la liquidazione dell’intero importo incassato dall'imputato e in subordine una provvisionale di 660mila euro.

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