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“Due voti a papà sono 50 euro”: a Bari 50 indagati per corruzione elettorale

Carlo De Giosa, consigliere eletto con la lista “Sud al Centro” della coalizione di centrosinistra e sua figlia Donata sono indagati dalla Procura di Bari insieme ad altre 48 persone per corruzione elettorale. De Giosa e la figlia avrebbero contattato tramite whatsapp numerosi elettori e avrebbero offerto loro 25 euro in cambio di un voto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Cinquanta persone indagate dalla Procura di Bari per corruzione elettorale. Una vicenda legata all'elezione di un consigliere del I municipio Carlo De Giosa, della lista ‘Sud al centro', alle amministrative del 26 maggio 2019. Il sostituto procuratore Claudio Pinto ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a De Giosa, alla figlia ventenne Donata e a 48 elettori, che avrebbero ricevuto 25 euro in cambio di un voto. L'indagine è stata svolta dai carabinieri, partendo da un esposto del Movimento Cinque Stelle.

De Giosa e la figlia avrebbero contattato tramite whatsapp numerosi elettori e avrebbero offerto loro dei soldi, in cambio della preferenza accordata alle elezioni dei consiglieri municipali.

"Due voti a papà sono 50 euro, quattro voti sono 100": così Donata De Giosa scriveva nei messaggi whatsapp e li inviava ai potenziali elettori del padre. I messaggi sono stati scoperti dai carabinieri sul cellulare della donna, sequestrato nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm Claudio Pinto. "Non c'è un limite – scriveva la giovane – lui ti può pagare quanto vuole ma tu gli devi portare i voti".

La prova delle azioni illecite è stata trovata nei computer e nei telefoni di De Giosa e della figlia ventenne. Stando a quanto chiarito dal procuratore vicario di Bari Roberto Rossi l'analisi del materiale hardware ha permesso di "rilevare e tracciare le modalità di consumazione del reato ipotizzato" mostrando come "i meccanismi di creazione del consenso e i rapporti sinallagmatici tra eletto ed elettori fossero esplicitati attraverso la promessa e l'accettazione di denaro in cambio del voto". Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni di De Giosa e della figlia, i carabinieri hanno trovato e sequestrato anche 4.500 euro. Per la Procura, De Giosa è risultato il consigliere con più preferenze del suo municipio (494) grazie proprio al voto di scambio, che ha influito "sulla libera manifestazione del voto e sul regolare svolgimento della campagna elettorale".

Copie di documenti di identità e schede elettorali sono state sequestrate dai carabinieri nelle abitazioni del consigliere e della figlia. Le perquisizioni sono state disposte alcuni mesi fa dal pm Pinto e hanno dato esito investigativo favorevole, confermando l'ipotesi che voti siano stati comprati in cambio di denaro o altre utilità. Oltre alle copie dei documenti di identità e delle schede elettorali, gli investigatori hanno trovato anche appunti manoscritti con nominativi indicanti "Buoni pasto"; "persone che aggiungono"; "persone che sono venute a parlare"; "tessera elettorale" nonché nominativi con i numeri di telefono e la scritta ‘ok'.

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