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Morte di Dora Lagreca a Potenza

Dora Lagreca, la sorella lancia un appello all’ex fidanzato: “Domani venga in aula a guardarci negli occhi”

Si terrà domani mattina alle 10 l’udienza per l’archiviazione delle indagini sulla morte di Dora Lagreca, deceduta ormai 4 anni fa dopo essere precipitata dal quarto piano di una palazzina a Potenza. Unico indagato è l’ex fidanzato Antonio Capasso, accusato di istigazione al suicidio. La sorella Michela a Fanpage.it: “Non è mai venuto alle udienze, domani venga ad affrontare il nostro dolore e a guardarci negli occhi”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Non so cosa aspettarmi dall'udienza di domani. Alterno momenti di fiducia in cui mi dico che in questi 4 anni il giudice ha visto che qualcosa non tornava a momenti di sconforto in cui mi ripeto che purtroppo tutto questo tempo non è bastato a far emergere nero su bianco una verità che purtroppo è evidente se si osservano i dettagli". A parlare a Fanpage.it è Michela Lagreca, sorella di Dora, la giovane deceduta a Potenza quasi 4 anni fa dopo essere precipitata dal terrazzo dell'abitazione del fidanzato.

Gli interrogativi irrisolti in questa vicenda sono ancora tantissimi e sono al centro dell'opposizione alla richiesta di archiviazione, la terza in quasi 4 anni. Prima tra tutte è la caduta senza slancio dal cornicione del terrazzo al quarto piano della palazzina potentina: la dinamica indicherebbe che non vi è stata una spinta, ma sottolinea anche che non vi è stato uno slancio frutto di un gesto volontario.

Al secondo posto della lunga lista vi sono le analisi del cellulare di Dora, consegnato alle autorità solo due giorni dopo la sua morte da Antonio Capasso, ex fidanzato indagato con l'accusa di istigazione al suicidio. "Si è giustificato dicendo di non essersi accorto per giorni che quel cellulare era in auto. Nessuno ha indagato sul perché quel telefono fosse lì. In quell'auto mia sorella non è assolutamente salita prima della sua morte. Ci sono tanti punti oscuri in questa storia".

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Che sensazioni hai per l'udienza di domani?

Non so cosa pensare, alterno speranza a sconforto. Ormai non so più cosa credere, ma ho una sola certezza: se credono che ci fermeremo al primo ostacolo, si sbagliano di grosso.

Ci sono comunque molti punti oscuri da considerare prima di pensare a un'archiviazione. Temi che il giudice possa non valutarli?

Purtroppo ora come ore penso qualsiasi cosa. A volte credo che una cosa che a me sembra importante, per il tribunale possa essere niente. Io sento di dover ringraziare il giudice che nonostante le richieste della Procura ha sempre voluto andare avanti nelle indagini, ma purtroppo mi sembra che anche davanti a dubbi plateali non vi sia la volontà di indagare oltre. Tra pochi giorni sarà l'anniversario della morte di mia sorella, sono trascorsi ben 4 anni. A volte penso che dopo così tanto tempo sia davvero difficile tenere alta l'attenzione sul caso.

Io ci spero sempre, probabilmente il giudice fino a oggi ha visto qualcosa sul quale vale la pena indagare e di questo sicuramente sono grata, perché sono certa che i nostri dubbi non siano punti di domanda soltanto per noi familiari.

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Cosa pensi che non abbia funzionato in queste indagini?

Sono partite subito dall'ipotesi del suicidio e da lì non si sono mai davvero schiodate nonostante gli elementi sui quali varrebbe la pena indagare, compresi gli accertamenti sui cellulari. Qualche giorno prima di essere consegnato agli inquirenti, il telefono di Dora agganciava la cella telefonica nei pressi di un negozio di telefonia. Per quello che ne sappiamo, potrebbe anche essere stato formattato. Nessuno ha ancora provato ad accertarlo.

Per noi questi 4 anni non sono stati facili. Vorrei si capisse che se andiamo avanti, se ogni volta riviviamo le stesse cose e continuiamo a ripeterle, è perché vogliamo giustizia per Dora, non perché per noi sia facile.

Non abbiamo più una vita. Io ho un figlio piccolo, ma il mio pensiero è sempre lì. A ogni udienza noi familiari siamo tra i banchi e mai una volta abbiamo visto l'ex fidanzato di Dora. Anzi, vorrei lanciare un appello ad Antonio Capasso, se posso.

Prego.

Domani si presenti all'udienza. Se ritiene di avere la coscienza pulita, venga in aula insieme al suo avvocato, ci guardi negli occhi. Venga a vedere il dolore della nostra famiglia, ci affronti. Fino a oggi abbiamo potuto interfacciarci solo con il suo avvocato.

Cosa vorresti chiedergli?

Tante cose, troppe. Tanto per cominciare, per quale motivo siamo stati allertati solo alle 4 di notte, anche se Dora è morta alle due.

Vorrei anche chiedergli come mai quella sera ha chiamato sua madre al telefono circa 4 volte prima di chiamare il 118. Quattro anni fa disse di averlo fatto per sbaglio, ma compiere 4 volte lo stesso errore mi sembra difficile.

Vorrei anche chiedergli come mai il telefono di mia sorella fosse nell'auto di suo padre.

Dora Lagreca
Dora Lagreca

Può essere che Dora ci sia salita prima della morte?

Impossibile, mia sorella era arrivata a Potenza con la sua macchina e non aveva preso alcun passaggio dai genitori dell'ex. Il suo telefono in quell'auto non è mai entrato per mano di Dora.

Tu credi che il cellulare fosse in casa, quindi?

So che non è stato usato per circa un'ora. Secondo me in quel lasso di tempo c'è stata una discussione tra lei e Capasso. Non so in quale stanza della casa fosse quel cellulare o se lei lo avesse in mano quando è precipitata, ma sono sicura che non sia mai salita nell'auto del padre del suo ex e che fosse arrivata a Potenza con la sua macchina.

Se dopo l'udienza di domani dovessero decidere per l'archiviazione, cosa farete?

Ci opporremo ancora. Andremo avanti così fino a quando non verremo ascoltati. Di sicuro non ci fermeremo davanti al primo ostacolo. Sarebbe ingiusto per Dora e inutile per noi, perché ormai sopravviviamo e non abbiamo più una vita.

Io e i miei genitori abbiamo perso una persona cara, per questo non ci fermeremo davanti al primo "no", anche se per noi le udienze e i processi sono una tortura continua.

Cosa pensi quando sei in aula?

Credo che le persone che hanno avuto la mia stessa esperienza possano capirmi, ma io penso solo che vorrei alzarmi e andarmene il più lontano possibile, in un posto dove nessuno conosce la mia storia. Sedere in quel tribunale non è per stomaci deboli.

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