Dopo quattro anni il marito di Daniela Gaiani va a processo per femminicidio: “Non fu suicidio”

Daniela Gaiani era stata trovata morta sul proprio letto il 5 settembre 2021 a Castello d'Argile, in provincia di Bologna. A distanza di quattro anni per il giudice per l'udienza preliminare è stato femminicidio: ha rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio aggravato il marito Leonardo Magri.
A dare la notizia è stata l'avvocata Barbara Iannuccelli, legale dell'associazione ‘La Caramella Buona onlus', che si occupa anche di violenza sulle donne e che ora è parte civile nel processo. La prima udienza si terrà il 24 settembre. "Come Associazione – spiega l'avvocata – ci siamo battuti affinché la vittima di questo femminicidio non subisse un duplice sfregio, con il tentativo di una umiliazione eterna. Perché architettare un omicidio, simulando il suicidio, avrebbe lasciato nei suoi familiari il ricordo di una pazza che ha voluto farla finita – prosegue -. La cosa che mi ha colpito di più è stata in udienza la mamma di Daniela, una signora anziana, che ha ascoltato tutte le argomentazioni della difesa senza mai batter ciglio, e che ha trovato proprio nell'amore per la figlia la forza di andare avanti".
Angela Gaiani, sorella della vittima, era presente insieme alla madre durante l'udienza preliminare: "Questo è il primo passo verso quella giustizia nella quale crediamo e nella quale confidiamo vivamente. È un primo passo, il più importante, perché ci permette di aprire le porte verso quel processo tanto atteso da 4 anni", ha detto ai giornalisti in Tribunale. I due avvocati che assistono la famiglia, i legali Daniele Nicolin e Valentina Niccoli, hanno invece tenuto a sottolineare: "Abbiamo auspicato che le cose andassero così, i familiari ci chiedono questo, ci chiedevano il rinvio a giudizio, ci chiedevano di portare davanti a una Corte questa persona". E ancora: "Oggi questa udienza ci ha convinti ancora di più della colpevolezza dell'imputato. Ci ha convinti perché la difesa stessa oggi ha fatto un passaggio che non avrei messo in preventivo, nel senso che ha sostenuto che non si è trattato di un impiccamento (pur sostenendo la tesi del suicidio, ndr) e quindi ha lasciato, diciamo, un punto interrogativo".
Però Ermanno Corso, legale di Magri, ha voluto sottolineare: "Questo è evidentemente un suicidio, e confido che la verifica dibattimentale ne darà ampia dimostrazione".