Donna denuncia il patrigno che la violentava 15 anni fa: 73enne in carcere
Le violenze sessuali erano cominciate quindici anni fa, ma denuncia e condanna sono arrivate solo adesso. Sara Worral aveva dieci anni quando il patrigno allora cinquantanovenne, Gordon Heaton, ha iniziato ad abusare di lei dicendole che se si fosse sottratta alle violenze e le avesse raccontate a qualcuno, la nonna sarebbe morta. Heaton ha sposato la madre di Sara, Lillian, quando la bambina aveva cinque anni. Allora il patrigno si mostrava generoso portando con sé continui doni a Sara, che iniziò ad affezionarsi alla nuova figura paterna. Tutto cambia quando la bambina compie dieci anni, periodo in cui cominciano le violenze che si protraggono per circa un anno, fino al 2002. Alle violenze fisiche si accompagnano quelle psicologiche: "ero terrorizzata – racconta la vittima – all'idea che potesse succedere qualcosa a mia nonna, dato che eravamo molto legate. Mamma capì che c'era qualcosa che non andava, ma non le potevo dire niente".
Intorno ai 12 anni, Sara Worral evita il patrigno, mentre – compiuti 13 anni – il lutto per la morte della nonna cambia ulteriormente i rapporti tra l'adolescente e Gordon Heaton. Le violenze psicologiche proseguono, poiché l'uomo attribuisce a Sara la responsabilità per la morte della nonna. Quando la madre non era presente, l'uomo buttava il cibo di Sara dicendole che non era degna di mangiare. Una violenza così frequente che in quel periodo l'adolescente comincia a perdere peso. Inoltre alla giovane veniva impedito di lavarsi e truccarsi, sempre come ritorsione per i rifiuti alle avanches. Quando poi Sara compie diciott'anni, la madre e Gordon si lasciano, ma l'uomo continua a venire in casa di tanto in tanto per insidiare la sua vittima fino a quando lei non decide di lasciare casa. Dopo essere passata per abusi di alcol e droghe, Sara incontra Anthony Leigh, con cui poi ha due figli: Jaiden, quattro anni, e Fraya, sei mesi.
Sara avrebbe continuato a convivere con i fantasmi del passato e a lasciare tutti all'oscuro delle violenze subite, se un giorno non avesse trovato sul cellulare del proprio violentatore la foto di suo figlio. È così che la donna, oggi venticinquenne, si è resa conto che il male sofferto nel passato poteva essere il male presente di altri bambini. Da qui la denuncia e la sentenza ad 11 mesi di carcere pronunciata dalla Liverpool Crown Court per un'episodio di violenza del 2002, l'unico che è stato possibile dimostrare dopo 14 anni di tentata rimozione.