Diecimila euro a un killer per uccidere suo padre: voleva l’eredità per sé e il fidanzato

Voleva suo padre morto per poter ereditare i soldi di famiglia. Per questo, Monica Pancaldi, oggi 48 anni, ha assoldato un killer professionista per far uccidere il padre simulando un aggressione in strada. Il piano, però, è fallito e Monica è finita in manette insieme al fidanzato Fabio Rasponi, 40 anni, suo complice nel disegno omicida.
L'agguato
Quando Luciano Pancaldi è stato accoltellato mentre rincasava la sera del 19 novembre 2015 – salvandosi grazie al tempestivo soccorso in ospedale – gli inquirenti hanno subito passato al setaccio la vita familiare dell'uomo, i suoi affetti, i legami familiari. L'attenzione si è concentrata immediatamente su Monica, 46 enne dall'aspetto appariscente e i modi sicuri. Ascoltata dagli inquirenti, la donna riferisce di presunte telefonate anonime ricevute dal padre e delle paure dell'anziano 75enne rispetto ad alcuni cittadini tunisini che lo avrebbero pedinato.
Il depistaggio
Il tentativo di orientare le indagini verso la pista di un'aggressione a scopo di rapina – smentita invece dai rilievi sulla scena del tentato omicidio – appaiono subito sospetti. Le indagini collegano la figlia della vittima e il suo fidanzato con Salvatore Vasco, 40 anni e al 25enne Rosario Sanbasile, rivelatisi rispettivamente l'intermediario e l'esecutore materiale del tentato omicidio, al quale fu promessa dai due fidanzati la somma di diecimila euro per portare a termine l'agguato mortale. Quando Luciano Pancaldi, provato fisicamente e psicologicamente dai fatti, lascia l'ospedale, scopre che la propria figlia è stata arrestata come mandante del suo omicidio.
L'eredità
Il movente? L'eredità – oggetto di una causa civile – lasciata dalla madre di Monica e moglie della vittima nel 2014, alla sua morte. Un lascito che aveva diviso padre e figlia, inasprendo i rapporti al punto tale da degenerare nel perverso piano omicida ideato dalla donna e dal fidanzato. A due anni dai fatti, Monica Pancaldi è stata condannata in primo grado, nel processo celebrato con il rito abbreviato dal tribunale a Modena, a 9 anni di carcere. Otto anni sono toccati a Fabio Rasponi. Stessa condanna, infine, nei confronti di Vasco e Sanbasile. Il caso ricorda tristemente quello di Pietro Maso, che massacrò i genitori (e tentò di uccidere le sorelle) per poter incassare l'eredità.