Detenuta da più di un anno rimane incinta in carcere a Vercelli, i sindacati: “Qui ormai è Disneyland”

“Qui ormai le carceri sono trasformate in Disneyland” è lo sfogo del sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Osapp dopo la scoperta che una donna detenuta da più di un anno nel carcere di Vercelli, senza nessun tipo di permesso per uscire, è risultata incinta. La vicenda, emersa nei giorni scorsi quando la donna si è sentita male in cella ed è stata accompagnata e visitata in pronto soccorso dove i medici hanno confermato la gravidanza in atto. Il caso ha richiamato l’attenzione dei sindacati di polizia penitenziaria che denunciano la mancanza di sicurezza e disciplina all’interno dell’istituto penitenziario piemontese e chiedono al ministero di mandare gli ispettori.
"Non c'è nulla di illegale, per carità: del resto in Italia l'impossibile è sempre possibile, specie dentro le carceri" spiega una nota dei rappresentanti degli agenti. Del resto nel vicino carcere di Torino a brave aprirà proprio una cosiddetta “stanza dell'amore”. Per questo il sindacato commenta: “Evidentemente a Vercelli qualcuno ha deciso di anticipare i tempi".
La detenuta incinta, come ricostruito dalle pagine della Stampa, molto probabilmente ha concepito il bimbo che porta in grembo durante un incontro in sala colloqui. Qui infatti era stata autorizzata ad avere un colloquio con il compagno, anche lui recluso nella struttura ma nella sezione maschile. I due, che hanno già una figlia piccola, avevano ricevuto il via libera proprio per il benessere della minore ed erano stati autorizzati a un primo incontro di famiglia insieme alla piccina a cui avevano fatto seguito alcuni incontri a due.
"Ormai siamo al paradosso. Mentre il personale di Polizia penitenziaria è abbandonato a sé stesso tra violenze, aggressioni e croniche carenze di organico, l'amministrazione pensa a favorire le esigenze sentimentali dei detenuti. La sicurezza è crollata, la disciplina è un ricordo e il sistema è allo sbando totale. Ormai i detenuti possono tutto: telefoni, droga, e adesso anche la libertà sentimentale creativa" commenta Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, aggiungendo: "Altro che politiche penitenziarie moderne, questa è anarchia organizzativa".