video suggerito
video suggerito

Desaparecidos italiani uccisi in Sudamerica: chiesti 30 ergastoli per il ‘Piano Condor’

Gli esponenti di giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay sono stati processati dalla corte d’assise. Sono accusati a vario titolo della scomparsa e della morte di 23 cittadini di origine italiana (sindacalisti, intellettuali, studenti, operai) avvenuta tra il 1973 e 1978.
A cura di Biagio Chiariello
10 CONDIVISIONI
Immagine

Trenta richieste di condanna all'ergastolo per omicidio e sequestro di persona avanzate dalla Procura di Roma nel processo davanti alla terza corte d'Assise a carico di ex alti militari, ex ministri ed ex capi di Stato, di nazionalità boliviana, peruviana, cilena e uruguayana, in relazione alla scomparsa e all'uccisione di ventitre cittadini italiani, avvenuta tra il 1973 e 1978, nell'ambito della cosiddetta ‘Operazione Condor', l'accordo di cooperazione portato avanti dalle dittature di sette paesi e finalizzato all'eliminazione di qualunque oppositore al regime (sindacalisti, intellettuali, studenti, operai e esponenti di sinistra). Procedure attuate di volta in volta sempre in modo diverse, il cui minimo comune denominatore è stato però sempre il ricorso alla tortura e all'omicidio degli oppositori politici. Spesso ambasciatori, politici o dissidenti rifugiati all'estero furono assassinati anche oltre i confini dell'America Latina.

Gli archivi del terrore in Sudamerica

La chiusura dell'inchiesta dell’'Operazione Condor' risale a cinque anni fa (nel 2014 il rinvio a giudizio degli indagati). Inizialmente riguardava circa 140 persone (la maggior parte delle quali di nazionalità argentina, poi diversi brasiliani e paraguayani) ma problemi burocratici legati alla notifica e la morte di numerosi esponenti delle giunte militari hanno fatto scendere significativamente il numero dei soggetti a processo. Le indagini sono durate un decennio. Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scoprì durante un'indagine in una stazione di polizia di Asunción, cataloghi che descrivevano il triste destino di un migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati e assassinati, tra gli anni Settanta e Ottanta, dalle forze armate e dai servizi segreti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Gli archivi contavano 50 mila persone assassinate, 30 mila scomparse (desaparecidos) e 400 mila incarcerate. Questi archivi, ritenuti veritieri e attendibili, furono denominati ‘Archivi del terrore’. Tra le vittime anche 23 italiani, che ancora attendono giustizia.

10 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views