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Ultime notizie sulla scomparsa di Denise Pipitone

Denise Pipitone, la figlia di Battista Della Chiave: “Mio padre non vide il rapimento, è un incubo”

Nuovi aggiornamenti sul caso Denise Pipitone: a parlare ai microfoni di Quarto Grado è stata Giusy Della Chiava, figlia di Battista, il testimone sordomuto, oggi deceduto, che aveva rivelato di aver visto la bambina, scomparsa a settembre del 2004, in un capannone di Mazara del Vallo: “È un incubo, siamo stati tirati in ballo, soprattutto mio padre, quando nemmeno parlava”.
A cura di Ida Artiaco
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"È un incubo, siamo stati tirati in ballo, soprattutto mio padre, quando nemmeno parlava. Come fa mio padre a dire il nome di Giuseppe Della Chiave? A meno che quel giorno non c'è stato un miracolo e poi non si sia ritirata la voce". A parlare è Giusy Della Chiave, figlia di Battista, il testimone sordomuto, oggi deceduto, che aveva rivelato di aver visto Denise Pipitone, scomparsa a settembre del 2004, in un capannone di Mazara del Vallo in braccio a un giovane intento a fare una telefonata, giovane che lui stesso indicherà nel nipote Giuseppe. La donna è tornata a parlare del caso della sparizione della bambina nella puntata di Quarto Grado andata in onda ieri sera, venerdì 1 ottobre, durante la quale ha ribadito l'estraneità della sua famiglia ai fatti. "Io ho visto tanti gesti che faceva l'interprete a mio padre e lui non capiva nulla perché aveva tutto un altro fare. Era difficile pure per noi comprenderlo", ha sottolineato.

Giusy Della Chiave: "Dette molte menzogne"

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Giusy ha poi continuato dichiarando: "La verità la dico io, perché nel 2004, quando Denise è scomparsa, mia madre e mio padre non abitavano in via Rieti. Mio cugino Giuseppe ci è nel tornato nel 2007 e ha conosciuto Loredana nel 2005. Mio padre ha finito di lavorare in quella fabbrica nel 1995. Come fanno a dire che mio padre nel 2004 lavorava in quella fabbrica? Non è vero niente. Sono state dette tante menzogne. Ci hanno fatto ammalare ed è un incubo ancora. Dicono che mio padre ha visto che hanno messo la bambina su una barca. Ma come faceva mio padre che non aveva la macchina, non aveva patente, non camminava da solo, a vedere tutto questo e a fare tutto sto percorso? Ma come fanno a dire cose non vere? Mio padre non capiva nessuno. Mio padre diceva la verità ma di un racconto suo personale, di quando era ragazzino, non parlava della bambina. C'è stato un macello ma abbiamo la coscienza pulita". È poi intervenuto l'avvocato di Giusy Della Chiave, Giuseppe Accardo, che ha evidenziato come "circa due mesi fa c’era una pressione mediatica enorme sulla vicenda e inevitabilmente la famiglia Della Chiave ne è stata oggetto, subendo delle pressioni enormi, diverse minacce anche attraverso i social. Non dimentichiamo mai che l’obiettivo è trovare la piccola Denise".

L'ex poliziotto Peppe e le parole dell'ex pm Angioni

Intanto, non mancano i nuovi punti oscuri nella vicenda legata alla scomparsa di Denise Pipitone, nonostante le nuove indagini siano state chiuse. A sollevare dubbi è stata sempre nel corso della trasmissione di ieri di Quarto Grado l'ex pm Angioni, che continua a puntare il dito contro chi al tempo investigava sul campo, in particolare contro il commissariato di Mazara: "È mancato il collante ed è mancato il crederci. Io non mi arrendo", ha detto l'ex magistrato. Nel corso della trasmissione i riflettori sono stati puntati anche su una nuova figura, quella di Peppe, un ex poliziotto che viene citato nell’intercettazione di Jessica Pulizzi nel commissariato di Mazara: "Escludo di aver mai fatto capire ad Anna Corona di essere intercettata – ha raccontato l’ex militare -. Escludo parimenti che possano essere stati altri colleghi in servizio in quel commissariato, così come tutti i colleghi che insieme a noi si occupavano di quelle indagini". L’uomo ha spiegato come il commissariato di Mazara non si prestasse troppo alle intercettazioni, per via dell’inquinamento acustico prodotto da condizionatori e rumori stradali. Inoltre raccontò di aver cercato di entrare in confidenza con Anna Corona, mamma di Jessica, un metodo investigativo in cui si cerca la verità attraverso l’empatia verso gli indagati.

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