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Elena Ceste: storia di un omicidio premeditato

Delitto Elena Ceste: il marito Michele Buoninconti condannato a 30 anni

L’uomo è stato condannato a 30 anni per omicidio e occultamento di cadavere.
A cura di Davide Falcioni
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Il marito di Elena Ceste, Michele Buoninconti, è stato condannato a trent'anni per l'omicidio e l'occultamento di cadavere della donna. Il giudice Roberto Amerio ha accolto le tesi dell'accusa, che aveva chiesto il massimo della pena nel processo di primo grado col rito abbreviato. L'uomo si era sempre dichiarato innocente. Il giudice ha anche assegnato un risarcimento di 300mila euro per ciascuno dei quattro figli, di 180mila euro per i genitori e la sorella di Elena Ceste, e di 50 mila euro per il cognato.

Durante l'odierna udienza si sono espressi i difensori dell'uomo e infine l'accusa, con il pubblico ministero che ha chiesto per Buoninconti la pena di 30 anni di reclusione, ovvero il massimo essendo stato celebrato il processo con la modalità del rito abbreviato. La difesa, invece, aveva chiesto l'assoluzione. Dal canto suo Michele Buonincontri ha pronunciato un discorso in aula, davanti anche ai genitori di Elena Ceste, chiedendo al giudice Roberto Amerio di non rendersi complice di un'ingiustizia. Dopo aver letto quattro pagine di intervento il vigile del fuoco ha spiegato che "Elena è morta per una tragica fatalità, sono vittima di un errore giudiziario. Sono innocente". Buonincontri ha citato anche un passaggio della Bibbia, la storia di Susanna che è costretta a sottostare al volere di due giudici, commuovendosi quando ha ricordato i figli: "sono nove mesi che non li vedo".

Elena Ceste fu trovata morta a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, nel rio Mersa, a Isola d'Asti. Era l'ottobre di un anno fa. La donna era misteriosamente scomparsa dalla sua casa nove mesi prima. Suo marito, Michele Buonincontri, è stato tratto in arresto con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere nel gennaio del 2015. Da allora ha sempre sostenuto di essere innocente. La sentenza emessa oggi dal giudice era quella di primo grado.

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