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Delitto di Pordenone: sms deliranti tra Patrone e Ruotolo per depistare le indagini

Secondo il Gip i due – accusati dell’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza – si sarebbero inviati una serie di sms “deliranti” per fingere una “pazzia” a coprire le molestie via Facebook nei confronti delle vittime.
A cura di Davide Falcioni
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Nell'ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari di Pordenone ha disposto l'arresto di Rosaria Patrone a Giosuè Ruotolo c'è un passaggio in cui si racconta che i due – accusati dell'omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza – si sarebbero inviati una serie di sms "deliranti" per fingere una "pazzia" a coprire le molestie via Facebook nei confronti delle vittime. I messaggini finiscono  giusto il giorno prima del duplice delitto del palasport.

Secondo il giudice quella messa in atto dai due è stata una "inquietante attività di simulazione con palesi rappresentazioni artefatte e di contenuto delirante attuata dalla Patrone, a riprova della elevata criticità comportamentale caratterizzante la relazione tra i due soggetti". Negli sms Rosaria Patrone, fingendo di essere la propria madre, la sorella o il proprio avvocato, avvisa Giosuè di aver subito emorragie cerebrali, ematomi al cervello, ricoveri in coma, arresti cardiaci, morbo di Parkinson, ricoveri in rianimazione, emorragie interne, perfino la morte e il ricovero in obitorio. Lo scambio di messaggi inizia nel novembre di due anni fa, il periodo in cui si presume vi sia stata la lite tra Trifone e Giosuè scaturita dalla scoperta del profilo Facebook con cui Ruotolo molestava Teresa Costanza. I messaggi cessano di essere inviati dopo il 17 marzo 2015, secondo il Gip "ad evidenziare l'immediata e profonda cesura che da tale giorno si è verificata nella relazione tra i due e la logica connessa conoscenza da parte della Patrone delle circostanze tali da determinarla".

Secondo la Procura di Pordenone quella messa in atto dai due è una messinscena, che dopo l'omicidio dei due fidanzati non aveva più senso di essere rappresentata, non essendoci più pericolo di denuncia da parte di Ragone. Un vero e proprio "meccanismo infernale", quindi, quello messo in atto dai due accusati del delitto.

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