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Crac Banca popolare di Vicenza, condanna a 6 anni e 6 mesi per l’ex presidente Gianni Zonin

La sentenza di condanna per Gianni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza, emessa nell’ambito del processo di primo grado per le irregolarità legate alla gestione dell’istituto di credito veneto, poi dichiarato fallito. Nel processo per il crac le parti civili costituite sono state 8mila, ma i danneggiati in totale sono più di centomila.
A cura di Antonio Palma
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Sei anni e sei mesi di reclusione, è questa la sentenza di condanna per Gianni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza, emessa nell’ambito del processo di primo grado per le irregolarità legate alla gestione dell'istituto di credito veneto, poi dichiarato fallito. Il verdetto è arrivato nel pomeriggio di oggi dopo quasi 24 ore di camera di consiglio ma soprattutto dopo oltre due anni di dibattimento e 116 udienze. Il tribunale di Vicenza ha accolto solo in parte le richieste dell’accusa che infatti chiedeva per il principale imputato una condanna a 10 anni di reclusione.

Nell’ambito dello stesso procedimento giudiziario sul crac di Banca popolare di Vicenza, condannati anche l'ex vicedirettore di Bpvi, Emanuele Giustini, per il quale i giudici di primo grado hanno emesso una sentenza di a 6 anni e 3 mesi di recisione, e gli altri ex vice direttore generale, Paolo Marin e Andrea Piazzetta, entrambi condannati a 6 anni. Al contrario Assolti l'ex consigliere Giuseppe Zigliotto e l'ex dirigente Massimiliano Pellegrini, perché il fatto non costituisce reato. I pm che sostenevano l’accusa, Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, avevano chiesto una condanna di 8 anni e 6 mesi per Giustini, 8 anni e due mesi per Marin, Piazzetta e Zigliotto, e 8 anni per Pellegrini.

I reati contestati dall’accusa agli imputati erano di falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. Secondo l’accusa, gli alti dirigenti della Banca avrebbero causato un grave disseto economico all’istituto di credito promuovendo una spericolata campagna di autofinanziamento delle azioni che alla fine non ha retto. Vi era un “sistema di false notizie” diffuse attraverso comunicati stampa e comunicazioni al pubblico per celare la reale entità del patrimonio enfatizzando invece la concessione dei finanziamenti finalizzati in realtà alla sottoscrizione di azioni BpVi e che in realtà hanno appesantito la crisi dell'Istituto. Nel processo le parti civili costituite nel processo sono state 8mila, ma i danneggiati in totale sono più di centomila.

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