Cozze richiamate per presenza di Escherichia coli, allerta del Ministero: “Non consumatele”

Il Ministero della Salute ha segnalato un nuovo richiamo di prodotti alimentari da parte degli operatori a causa di un rischio microbiologico per i consumatori: questa volta il ritiro dal commercio riguarda un lotto di cozze per le quali è stata riscontrata la presenza di Escherichia Coli.
Nel dettaglio, il richiamo riguarda le cozze (mitili) vendute a marchio Olbiesina con lotto ITA/066 per un peso totale di 680 chilogrammi. Si tratta di cozze prodotte e confezionate dall’azienda Spano Group Srl nel proprio stabilimento di Olbia, in provincia di Sassari. Il lotto oggetto del ritiro riporta la data di confezionamento del 21 luglio 2025.
Il documento pubblicato dal Ministero della Salute, datato 25 luglio 2025, specifica che il richiamo è stato disposto dallo stesso produttore delle cozze per presenza di Escherichia coli oltre il limite di sicurezza. Il prodotto dunque non è idoneo al consumo. Le cozze oggetto del richiamo sono state già ritirare dal commercio ma per chi le avesse già acquistate, il consiglio è di non consumarle e di restituirle al punto vendita.
Come spiega Istituto Zooprofilattico, l'Escherichia coli (E. coli) è un germe appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, famiglia che include un numero ampio di specie batteriche il cui habitat naturale è rappresentato dall’intestino dell’uomo e di altri animali. Alcuni ceppi di E. coli, definiti “produttori di Shiga-Tossina” o “verocitotossici” (STEC o VTEC), sono agenti zoonosici in grado di produrre tossine pericolose per la salute umana, inducendo una grave forma di diarrea emorragica. Inoltre, una possibile complicazione (5-10% dei casi) a seguito di una infezione da STEC, frequente sopratutto nei bambini, è la sindrome emolitica-uremica (SEU), malattia che si caratterizza per una grave insufficienza renale acuta (spesso è necessario ricorrere alla dialisi), oltre che da anemia e piastrinopenia (ridotto numero di piastrine) e che in alcuni casi (circa il 20%)si rivela fatale.
