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Covid 19

Covid, l’immunologo Gorini: “Contagi aumenteranno ancora. Grave che Italia non abbia scorte di vaccini”

L’immunologo Giacomo Gorini: “È incredibile che nel 2023 un Paese come l’Italia non abbia scorte di vaccini a sufficienza. Significa che chi ha responsabilità di governo non ha pianificato correttamente la campagna vaccinale”.
Intervista a Dott. Giacomo Gorini
Immunologo
A cura di Davide Falcioni
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Se avete la sensazione che molti intorno a voi siano malati di Covid o di influenza stagionale non state sbagliando, e a dirlo sono i dati. Nell’ultima settimana infatti sono tornati a crescere i nuovi contagi da Coronavirus: nell'ultimo monitoraggio se ne sono registrati 60.440 con una salita del 7,2%. I deceduti sono stati 425 con una variazione di +34,5% rispetto alla settimana precedente. Contestualmente aumentano anche le infezioni da influenza stagionale: nella cinquantesima settimana del 2023 i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 884mila, per un totale di circa 4.586.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza.

La concomitanza tra Covid e influenza stagionale sta costringendo al letto centinaia di migliaia di persone, ed è molto probabile che la situazione possa peggiorare agli inizi del 2024, quando si vedranno gli effetti delle festività natalizie. Il picco dei contagi, dunque, arriverà nella prima metà di gennaio. Fanpage.it ne ha parlato con Giacomo Gorini, immunologo che ha lavorato al National Institutes of Health del governo statunitense, collaborando con il team del professor Anthony Fauci, poi a Cambridge e infine ad Oxford, in cui ha fatto parte del gruppo che ha sviluppato il vaccino anti Covid-19 distribuito da AstraZeneca. Gorini è inoltre autore – per Piemme – del saggio Malattia Y. Dal vaccino alle nuove frontiere della medicina.

Il dottor Giacomo Gorini
Il dottor Giacomo Gorini

Nell’ultimo monitoraggio dell'Istituto Superiore della Sanità sono stati rilevati 60.440 nuovi contagi Covid. Dobbiamo aspettarci un brusco incremento dopo le festività natalizie?

Occorre fare una premessa: l'attuale sistema di monitoraggio delle infezioni da Coronavirus è ben lontano da quello degli anni scorsi, quindi i dati comunicati dalle autorità sanitarie sono certamente molto parziali. Trovo sia un fatto normale, visto che l'attuale situazione non è certo paragonabile a quella della primavera 2020 o dell'inverno del 2021. Quello che sappiamo, comunque, è che a partire da novembre le infezioni sono tornate a salire. Di recente c'è stata una stabilizzazione del numero di soggetti ricoverati con sintomi, ma ora dovremo capire quali saranno gli effetti delle festività natalizie. Oggi il Covid ha un periodo di incubazione di 3/4 giorni e non più di una settimana come in passato: questo significa che ci sarà verosimilmente un aumento dei casi e delle ospedalizzazioni  immediatamente a ridosso delle feste. A finire in ospedale saranno soprattutto fette di popolazione particolarmente vulnerabile, come anziani e malati; proprio quelle persone che bisogna assolutamente proteggere sia contro il Covid che contro l'influenza.

Nella cinquantesima settimana del 2023 i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 884mila, per un totale di circa 4.586.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza. La concomitanza tra Coronavirus e influenza è un evento che dovevamo aspettarci?

Ce l'aspettavamo. I comportamenti sociali che adottiamo nei mesi invernali hanno effetti sia per quanto concerne il Covid, sia sull'influenza. Le due malattie oggi danno sintomi molto simili: per questo consiglio a tutti di avere sempre in casa un paio di tamponi.

È possibile stimare quando le infezioni da Covid e influenza raggiungeranno il picco?

Credo che entro sette-dieci giorni raggiungeremo il numero massimo dei contagi: dopo il Natale, infatti, le persone tenderanno a radunarsi anche a Capodanno. Lo faranno senza mascherine o altre precauzioni, quindi i virus potranno circolare con una certa facilità.

Quest'anno la campagna vaccinale anti Covid è scattata in ritardo rispetto al passato. Colpa dei cittadini, che non percepiscono più il SarsCoV 2 come un virus pericoloso, o delle autorità sanitarie?

Penso che i cittadini siano sempre gli ultimi da incolpare perché la responsabilità di comunicare l'importanza della vaccinazione spetta sempre ad altri, in primis al governo, e non mi sembra siano stati fatti particolari sforzi al riguardo. La vaccinazione invece è ancora molto importante, perché ammalarsi di Covid è tutt'altro che piacevole. Io stesso, pur essendo giovane, mi vaccino ogni anno sia contro il Covid che contro l'influenza.

Cosa sappiamo degli effetti a lungo termine del Covid?

Il long Covid è ancora un mistero su cui si stanno conducendo molte ricerche. Sappiamo però che il Covid può dare un ampio spettro di sintomi anche dopo molto tempo, e che questi sintomi non interessano solo il sistema respiratorio: pensiamo alla fatica, alla spossatezza o alla confusione mentale. Non sappiamo ancora con esattezza perché si verifichino questi effetti. Insomma, io consiglio vivamente a chiunque di vaccinarsi, soprattutto ai soggetti più fragili. Coi virus non si scherza; e si scherza ancora meno con virus "nuovi" come il Sars-CoV-2.

A causa del boom di contagi nei giorni scorsi in molti sono corsi a vaccinarsi e sembra scarseggino le dosi disponibili. Come è possibile?

La disponibilità di un numero sufficiente di dosi di vaccino è una questione esclusivamente politica e organizzativa. Personalmente non avrei mai detto che nel 2023 un Paese come l'Italia non avrebbe avuto scorte di vaccino: questa situazione si sarebbe potuta verificare a inizio del 2021, quando i vaccini erano appena stati scoperti. Ma sono passati tre anni da allora ed è molto grave che oggi siamo ancora a questo punto. Significa che chi ha responsabilità di governo non ha pianificato correttamente la campagna vaccinale…

Sui vaccini la campagna informativa del governo è sembrata piuttosto scarsa e alcuni membri dell'esecutivo vengono tacciati di essere vicini ad ambienti No Vax. Molti cittadini, così, hanno finito per credere che i vaccini possano danneggiare la salute più del Covid stesso, soprattutto sul lungo periodo. Cosa può dirci in merito?

I vaccini danno eventuali effetti collaterali nel breve termine. L'obiettivo di questo farmaci, come è noto, è quello di innescare una risposta immunitaria nell'organismo per proteggerci dal virus vero e proprio e dalle sue conseguenze per la nostra salute. Quanto agli affetti sul lungo periodo dei vaccini rispondo semplicemente così: è tanto probabile che un vaccino dia un effetto collaterale a lungo termine dopo 10 o 20 anni quanto che adesso qualcuno possa accusare un malore per una nocciolina mangiata 10 o 20 anni fa. Ricorso, inoltre, che i vaccini anti Covid sono stati tra i farmaci più rigorosamente studiati e testati nella storia della farmacologia. Insomma, possiamo stare assolutamente tranquilli per il vaccino, ma non possiamo affatto stare altrettanto sereni per il Covid e i suoi effetti, sa a breve che a lungo termine.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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