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“Così Bartolomeo Gagliano mi ha rapito ed è fuggito con la mia auto”

Maurizio Ravelli, il panettiere sequestrato ieri mattina dal killer, racconta al Secolo XIX come sono andate le cose: “Mi ha detto solo di essere un detenuto che doveva tornare in carcere. E che non ce la faceva più, non ci voleva ritornare”.
A cura di D. F.
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Si chiama Maurizio Ravelli ed è il panettiere sequestrato ieri mattina alle sei da Bartolomeo Gagliano, il serial killer evaso dal carcere di genova al quale da 24 ore la polizia sta dando la caccia in tutta Italia. Ravelli ha raccontato a Il Secolo XIX come sono andate le cose: "Quell’uomo mi ha assalito di sorpresa, mi ha detto di salire in macchina, di mettergli le borse con i vestiti nel portabagagli della mia auto". Il panettiere non ha potuto rifiutare di eseguire l'ordine, impartito puntandogli addosso una pistola. Così si è messo alla guida della sua Fiat Panda in direzione di Genova: "Gagliano era molto agitato. Mi ha detto solo di essere un detenuto che doveva tornare in carcere. E che non ce la faceva più, non ci voleva ritornare. Non sapevo che fosse un serial killer, un pluriomicida evaso". "All’inizio – prosegue l'uomo – diceva solo: sali, scendi, gira di qui. E accompagnava le parole con il movimento di quella pistola". L'arma, infatti, è stata puntata alla sua testa per tutta la durata del viaggio.

Il viaggio dei due termina a Genova Cornigliano, dove Gagliano fa scendere l’ostaggio dall’auto. Le ultime parole: "Non azzardarti a chiamare la polizia, in galera non ci torno". Alla polizia, che ieri lo ha interrogato per conoscere come sono andate le cose, Maurizio Ravelli ha spiegato che, dopo la tensione iniziale, Gagliano si è rilassato: "Mi ha raccontato qualche particolare della sua vita, mi ha detto che doveva rientrare in carcere e che dovevo accompagnarlo a Genova per quello, perché potesse rientrare a Marassi prima che scadesse il tempo del suo permesso". Poi, però, l'ex assassino ci ha ripensato: "Una volta arrivati, mi ha avvertito che aveva cambiato idea, che aveva fatto troppo carcere nella sua vita, che non sarebbe più andato a Marassi. Poi mi ha detto che appena raggiunta una zona appartata sarei dovuto andare via lasciandogli la macchina".

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