Cos’è questa storia della consulenza del generale Garofano su Garlasco e perché se ne sta parlando adesso

Nelle carte dell'indagine bis sul delitto di Garlasco comparirebbe anche il nome del generale Luciano Garofano. Si tratta dello stesso filone d'inchiesta che ha portato la Procura di Brescia a iscrivere nel registro degli indagati per corruzione l'ex procuratore di Pavia Mario Venditti.
Come riportato da fonti stampa, l'ex comandante del Ris di Parma sarebbe stato beneficiario di un versamento di 6.343 euro da parte della famiglia di Andrea Sempio, attualmente indagato per l'omicidio (in concorso) di Chiara Poggi, per cui è stato condannato in via definitiva l'ex fidanzato della ragazza, Alberto Stasi.
Fanpage.it ha contattato telefonicamente il generale che non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. Ospite del programma Mediaset Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi, Garofano ha detto che il versamento era per "una consulenza" ma, ricostruisce Il Giornale, dalle dichiarazioni dell'ex comandante emergerebbe un fatto problematico.
"Voglio respingere con forza le vergognose ignobili illazioni uscite sulla stampa. – ha detto durante il suo intervento – Venni incaricato di fare una consulenza che ho firmato il 27 gennaio 2017, ho emesso regolare fattura e ho avuto un regolare bonifico".
"Per poter interloquire ho letto le conclusioni che aveva fatto il dottor Linarello che non condividevo, ho analizzato la perizia del dottor De Stefano e ho espresso le mie conclusioni", ha aggiunto.
Come spiega il quotidiano, dei due documenti citati da Garofano la perizia De Stefano all'epoca era già di pubblico dominio, essendo stata utilizzata nei processi conclusi con la condanna di Stasi.
Ma la consulenza che il genetista Pasquale Linarello aveva realizzato per conto dei difensori di Stasi, depositata per chiedere la riapertura delle indagini e che per prima aveva indicato la presenza sulle unghie di Chiara Poggi di un Dna utilizzabile, avrebbe dovuto essere chiusa nel fascicolo dell'inchiesta dell'ex procuratore Venditti.
Invece, i contenuti dell'atto sarebbero arrivati in qualche modo alla famiglia Sempio. Non è chiaro però chi abbia diffuso il documento. Aspetto su cui dovrà fare chiarezza la Procura di Brescia.
Intanto, l'avvocato Domenico Aiello, che difende Venditti, ha già fatto sapere che presenterà ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere l'annullamento del decreto di perquisizione e sequestro a carico del suo assistito.
Il decreto ha riguardato anche Andrea Sempio, Ivana Sempio, Patrizio Sempio, Silvia Maria Sempio, Daniela Ferrari, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto.
Pochi giorni fa la Procura ha ‘invitato' Carabinieri e Finanzieri a svolgere nei loro confronti perquisizioni personali, delle loro abitazioni e perquisizioni informatiche dei loro pc, tablet, smartphone e di "ogni altro supporto di archiviazione di dati".