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Omicidio Giulia Cecchettin

Cos’è l’omicidio preordinato e cosa c’entra con la difesa di Filippo Turetta per la morte di Giulia

L’avvocato penalista Daniele Bocciolini ha spiegato a Fanpage.it cos’è l’omicidio preordinato e perché se ne sta parlando a proposito delle accuse a Filippo Turetta nell’ambito del caso Giulia Cecchettin.
Intervista a Daniele Bocciolini
avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma. 
A cura di Ida Artiaco
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Mentre si attendono i risultati delle analisi sulla Fiat Punto Nera arrivata venerdì dalla Germania direttamente nei locali del Ris di Parma, prosegue il lavoro della difesa di Filippo Turetta, il 22enne indagato per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin.

Negli ultimi giorni si è parlato di "omicidio preordinato" come di una carta che, come ha scritto Il Messaggero, potrebbe giocarsi il giovane per evitare l'aggravante della premeditazione e quindi l'ergastolo in caso di condanna.

Ma cosa s'intende per "omicidio preordinato"? Fanpage.it lo ha chiesto a Daniele Bocciolini, avvocato penalista, esperto in diritto penale minorile e Scienze Forensi, Consigliere Pari Opportunità e Commissione Famiglia e Minori dell'Ordine degli Avvocati di Roma.

Avvocato Daniele Bocciolini
Avvocato Daniele Bocciolini

Cos’è l’omicidio preordinato?

"La preordinazione del delitto consiste nell’apprestamento dei mezzi minimi necessari all’esecuzione dell’omicidio, nella fase a quest’ultima immediatamente precedente; è da intendersi come apprestamento, nella fase che precede l’esecuzione, dei mezzi minimi essenziali per l’espletamento del proposito criminoso.

In parole povere, la preordinazione non è altro che la preparazione necessaria che precede il delitto. Si tratta di un concetto diverso dall’aggravante della “premeditazione”, la quale “postula invece il radicamento e la persistenza costante, per apprezzabile lasso di tempo, nella psiche del reo del proposito omicida, del quale sono sintomi il previo studio delle occasioni ed opportunità per l’attuazione, un’adeguata organizzazione di mezzi e la predisposizione delle modalità esecutive”; richiede quindi il radicamento e la persistenza costante, per un apprezzabile lasso di tempo, nella mente del killer.

Proprio perché la premeditazione rivela una particolare intensità di dolo che si traduce in una fredda e perdurante determinazione a commettere il reato, la pena è più alta e nei casi di omicidio fa scattare l’ergastolo".

Quale la differenza con l’omicidio preteritenzionale, di cui pure si è parlato a proposito di Turetta?

"L’omicidio preterintenzionale è la fattispecie di reato disciplinata dall'art. 584 del codice penale, il quale punisce chiunque cagiona la morte di un soggetto con atti diretti a commettere il delitto di percosse o le lesioni. L’elemento fondamentale che caratterizza questo tipo di omicidio è il fatto che la morte sia cagionata a seguito di atti diretti a percuotere o ledere qualcuno e che esista un rapporto di causalità tra i predetti atti e l'evento letale; in sostanza il soggetto agente non vuole uccidere, ma solo percuotere o ledere: la morte è una conseguenza di questa condotta, seppur non voluta, ma causalmente collegata. Il tipico esempio è di colui che muore dopo aver ricevuto uno spintone".

Quanto si rischia in caso di condanna?

"La pena è di gran lunga inferiore rispetto all’omicidio volontario perché manca la volontà diretta di uccidere. Mentre per l’omicidio volontario (nella cui fattispecie rientra l'omicidio preordinato), la pena non può essere inferiore a 21 anni di reclusione e in alcuni casi, come nel caso di specie, non può essere inferiore a 30 anni, arrivando, in presenza di aggravanti specifiche, alla pena massima dell’ergastolo, per l’omicidio preterintenzionale è prevista la pena della reclusione da 10 a 18 anni".

C'è margine in questo caso per un tipo di reato del genere?

"Si è detto che la difesa potrebbe chiedere una riqualificazione del capo di imputazione, una volta che verrà ricostruita l’esatta dinamica della vicenda, non appena saranno noti gli esiti degli accertamenti scientifici sull’auto di Turetta. Ritengo che allo stato non ci siano elementi per poter riconoscere nel caso di specie l’omicidio preterintenzionale. A mio sommesso giudizio, dagli elementi acquisti nonché dalle stesse dichiarazioni dell’indagato, è emerso che la volontà era chiaramente proprio quella di uccidere Giulia. Non può sostenersi che Turetta volesse aggredirla – in un modo così violento a più riprese – ma non ucciderla. Peraltro con una violenza inaudita definita dal Gip disumana".

A questo punto su cosa pensa potrebbe puntare la difesa di Turetta?

"Al momento l’unica aggravante contestata al Turetta è quella della relazione affettiva, cessata con Giulia, che può portare la pena a 30 anni di reclusione, ma la Procura, all’esito degli accertamenti tecnici anche sull’auto potrebbe risentireil ragazzo e contestargli le aggravanti della premeditazione, della crudeltà, dei motivi abietti e futili nonché l’ulteriore reato di stalking, che potrebbero far scattare l’ergastolo in caso di condanna.

La difesa molto probabilmente nominerà un consulente per far analizzare l’indagato sotto il profilo psicologico e psichiatrico. Il passo successivo potrebbe essere quello di richiedere una perizia. Anche se allo stato non sembrerebbero emersi indici sintomatici di un eventuale disturbo di interesse psichiatrico, tale da incidere sulla capacità di intendere e di volere, questo accertamento potrà essere disposto anche per fugare ogni dubbio. Ricordo che in caso di riconoscimento di un vizio parziale di mente, la pena può essere ridotta fino a 1/3, mentre in caso di vizio totale di mente, andrebbe incontro a una assoluzione per mancanza di imputabilità e all’applicazione della misura di sicurezza".

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