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Ultime notizie sullo stupro di gruppo a Palermo

Cosa sappiamo degli account Tiktok spuntati dopo l’arresto dei ragazzi accusati dello stupro a Palermo

Dopo l’arresto dei 7 ragazzi accusati della violenza sessuale di gruppo di Palermo ai danni di una 19enne, sono spuntati sui social e su TikTok centinaia di account con nomi, cognomi e foto degli indagati. Suddetti profili non possono essere gestiti dagli indagati, attualmente in stato di arresto.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dal giorno dell'arresto dei 7 ragazzi accusati della violenza sessuale di gruppo a Palermo, avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 luglio ai danni di una 19enne, sui social network sono apparsi numerosi profili con i nomi, i cognomi e le foto degli aggressori. Tutti i profili erano accomunati da frasi in loro difesa o provocatorie su quanto avvenuto nel cantiere abbandonato del Foro Italico.

Su TikTok, molti di questi profili postano i presunti filmati reali degli indagati con l'aggiunta di frasi come: “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici“.

Quasi scontato dire che i profili TikTok comparsi online non sono gestiti (come inizialmente detto) dai 7 indagati. Il branco di Palermo, infatti, si trova attualmente agli arresti e dunque impossibilitato ad utilizzare il cellulare. I filmati caricati sui canali social sono in realtà stati postati da vecchi account di proprietà degli adolescenti e non più in uso.

Il fenomeno si chiama "trolling" e purtroppo si verifica spesso sui social con la diffusione di notizie su fatti di cronaca particolarmente sentiti dall'opinione pubblica. La creazione dei profili fake serve a generare interazioni e followers tramite l'indignazione degli utenti online.

I sette indagati e la vittima immortalati dalle telecamere di video sorveglianza la sera del 7 luglio scorso
I sette indagati e la vittima immortalati dalle telecamere di video sorveglianza la sera del 7 luglio scorso

I due profili scomparsi

Nella giornata di oggi, alcuni media hanno concentrato la loro attenzione in particolare su due profili TikTok. Il primo è stato spacciato per un account di proprietà del neo-maggiorenne ( ancora minorenne all'epoca dei fatti)che attualmente si trova in comunità dopo essere stato scarcerato in seguito all'ammissione di colpevolezza davanti alle autorità.

In regime di affidamento a una comunità per minori, però, l'indagato non potrebbe utilizzare il cellulare o gestire un profilo social. Dopo l'iniziale caos sulla paternità di alcuni TikTok recanti frasi di scherno nei confronti della vittima della violenza sessuale e affermazioni provocatorie sul carcere e sugli altri 6 membri del gruppo, qualcuno ha attribuito la gestione del profilo ai parenti.

Il secondo account al centro della polemica era stato attribuito a un altro degli indagati. Il profilo, che recava il nome, il cognome e la foto del giovane, aveva pubblicato un filmato con una descrizione auto assolutoria e la frase "non ho fatto nulla di male".

Mentre la giustificazione diventava un Trend su Twitter, però, l'aggressore stava rispondendo alle domande dei magistrati. Secondo quanto reso noto dopo la sua uscita dall'aula, mentre il filmato veniva pubblicato su TikTok, il ragazzo stava riferendo alle autorità di essersi "rovinato la vita".

In migliaia hanno commentato i filmati e le frasi condivise dai profili fake credendo di trovarsi davanti agli account reali degli stupratori. Nonostante il silenzio mantenuto dagli avvocati sui video diffusi sul social, risulta decisamente improbabile che gli account in questione possano davvero appartenere ai due aggressori.

Le segnalazioni sui profili per gli indagati

Dopo la comparsa degli account su Tiktok, sono state tantissime le segnalazioni inoltrate alla Polizia Postale che ha sottolineato che molti dei profili a nome dei 7 indagati sono in realtà fake. Molti sono stati aperti dopo l'arresto e riprendono video e contenuti duplicati dagli account originali per poi essere modificati e postati sui canali falsi. La Polizia Postale ha fatto partire la richiesta di congelamento di tutti i profili a supporto dei 7 indagati.

Le frasi contro la vittima della violenza

Sui profili TikTok spuntati dopo l'arresto, venivano riportate una serie di frasi e di descrizioni contro la 19enne vittima dell'abuso e a supporto degli indagati. Sul profilo recante il nome dell'unico minorenne della vicenda, erano per esempio riportate alcune frasi sulla galera. "La prigione – si poteva leggere a commento di un video – è il riposo dei leoni. Torneremo più forti di prima".

In un altro filmato postato sull'account di un altro aggressore attualmente indagato, si leggeva la frase: "Quando sei accusato da tutta Italia, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici". In tantissimi hanno lasciato commenti indignati ai video credendo si trattasse di filmati postati dagli autori della violenza sessuale.

I video repostati e modificati dagli account originali

A pubblicare i post online, quindi, non sono gli indagati, attualmente in stato di arresto. Lo stesso vale per il neo-maggiorenne (minorenne nel giorno della violenza), scarcerato dopo la confessione e attualmente in comunità. In un profilo TikTok con sei video, apparivano messaggi a supporto della violenza perpetrata sulla 19enne.

"La galera è solo di passaggio" riportava uno dei filmati postati. Non si tratta, ovviamente, di un account gestito dal ragazzino che in comunità non potrebbe comunque utilizzare il cellulare, internet o i social network.

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