
Chiara, 22 anni da compiere in questo mese, in meno di un anno e mezzo avrebbe ucciso e seppellito nel giardino della villetta in cui vive con i suoi genitori a Traversetolo, i suoi bambini. Due neonati, frutto di due gravidanze che Chiara non desiderava e che avrebbe tenuto nascoste a tutti, anche ai suoi familiari, anche al suo ragazzo, padre di quei bambini.
Su richiesta del suo legale, è stata disposta una perizia psichiatrica. Ai periti nominati dal Giudice, verrà conferito l’incarico il 15 settembre. Una decisione che ha trovato d'accordo tutte le parti coinvolte, che hanno compreso e sentono l’esigenza di capire le motivazioni che hanno sotteso le scelte di Chiara.
Ma cosa si potrà accertare attraverso la valutazione psichiatrica che effettueranno i periti? Va ricordato che, da quanto emerso in corso di attività di indagine, la ragazza, nel corso della sua seconda gestazione, ha costantemente ricercato in internet modalità per interrompere la gravidanza, adottando condotte di vita incompatibili con uno stato di quel tipo e tentando quindi di indursi il parto per poter andare a New York per il viaggio organizzato con la sua famiglia, per poi seppellire il corpo del suo secondo bambino nel giardino di casa.
Condotte orribili, che appaiono incomprensibili se non a fronte della sussistenza di una patologia psichiatrica, che abbia impedito a questa mamma di comprendere la gravità di ciò che stava facendo. Una lettura questa, secondo cui solo la follia può spiegare condotte di questo tipo, che assolve una funzione rassicurante per ognuno di noi, perché da un lato ci offre una spiegazione e dall’altro ci tranquillizza sul fatto che noi non potremmo mai esserne capaci.
Ma è davvero così?
Quelli che Chiara avrebbe commesso sono definiti in criminologia neonaticidi, ossia l’uccisione del bambino entro le sue prime 24 ore di vita, da distinguere pertanto dagli infanticidi o dai figlicidi, casi in cui i bambini vittime di azioni letali hanno rispettivamente fino ad un anno di età o più di un anno. Le ragioni di questa distinzione sono da ricondurre proprio alla motivazione che sottende l’agito. Solitamente nel neonaticidio, come nel caso in questione, la motivazione è da ricercare nella volontà di impedire l’inizio della vita del feto, che il più delle volte è frutto di una gravidanza non desiderata.
L’uccisione pertanto avviene per impedire l’instaurarsi di un legame affettivo tra madre e bambino. Chiaramente la comprensione delle ragioni per cui una madre possa decidere di compiere un gesto tanto atroce richiede una valutazione molto più complessa, parliamo di un evento multifattoriale, che può determinarsi per una serie di cause differenti, la cui compresenza rende possibile che si verifichi.
La presenza di una patologia psichiatrica non basta ed il più delle volte non ne è la causa. A volte, ad esempio, nonostante quello che può essere il pensiero maggiormente condiviso, la patologia non è da ricondursi alla persona che compie l’omicidio, ma all’ambiente familiare e alle dinamiche che lo caratterizzano. In questi casi l’analisi del singolo potrebbe non far rilevare la presenza di una patologia, ma è il modo in cui lo stesso interagisce con i suoi altri significativi, ed essi gli uni con gli altri, che può risultare non funzionale.
Nell’attesa che i quesiti a cui i periti dovranno rispondere siano formulati, possiamo ipotizzare che gli stessi saranno chiamati a stabilire se Chiara fosse capace di intendere e di volere quando avrebbe ucciso i suoi bambini e ne avrebbe quindi occultato i corpicini, definendo pertanto se la stessa presenta un funzionamento patologico che le abbia impedito, totalmente o in parte, di comprendere la gravità e le conseguenze delle sue azioni.
Anche nel caso in cui una patologia sia esclusa sarà molto importante definire il tipo di funzionamento di questa ragazza, anche in previsione di un rischio di recidiva o di una pericolosità.
Chiara, infatti, dalla vita e dalle condotte apparentemente “normali”, sembra non soddisfare nemmeno quei fattori di rischio individuali che maggiormente ricorrono in letteratura, riscontrabili nella storia di vita, nella storia familiare o nelle caratteristiche anche situazionali delle madri che uccidono i loro figli. Un enigma incomprensibile che solo una doverosa ed approfondita valutazione potrà aiutarci a comprendere evitando di rifugiarci dietro a spiegazioni stereotipate che spesso sono molto distanti dalla realtà.
