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Famiglia che vive nel bosco

Cosa dice la relazione dei servizi sociali che ha portato all’allontanamento dei bimbi nel bosco

La relazione dei servizi sociali descrive isolamento, condizioni abitative irregolari e rifiuto delle verifiche sanitarie: elementi che hanno portato all’allontanamento dei tre bambini di Palmoli.
A cura di Davide Falcioni
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Un documento di quattro pagine, datato 14 ottobre 2025, è diventato la chiave di volta nel caso dei tre bambini di Palmoli collocati in una casa famiglia insieme alla madre. È la relazione finale dei servizi sociali: un atto che, più di ogni altro, ha trasformato la loro esistenza appartata nella "casa del bosco" in un dossier della massima importanza per la giustizia minorile. È a queste valutazioni, asciutte e senza sfumature, che il tribunale per i minorenni dell’Aquila si è affidato per disporre l’allontanamento eseguito la scorsa settimana.

Le difficoltà dei servizi sociali a parlare con i coniugi Trevallion-Birmingham

La relazione si apre con la ricostruzione di un dialogo che non è mai stato possibile avviare a causa delle resistenze dei genitori. Dopo un'udienza risalente a maggio sembrava essersi aperto un canale, subito richiuso. "I signori Trevallion-Birmingham, contattati più volte, hanno manifestato la chiara volontà di non recarsi a colloquio con la scrivente e l’impossibilità di concordare una visita a domicilio", afferma l’assistente sociale. La famiglia, però, restituisce un’altra lettura: non chiusura, ma difesa. "Siamo stati vittime di bullismo, molestie e minacce dal Comune", denunciano nella memoria difensiva, parlando di un clima percepito come ostile verso una scelta di vita fuori dagli schemi. Una frattura che si approfondisce fino a rendere impossibile ogni confronto.

Per verificare le condizioni dei minori, gli operatori decidono di presentarsi al casolare accompagnati da carabinieri e curatore speciale: una "visita domiciliare a sorpresa", ritenuta l’unico modo per entrare in contatto con la famiglia. L’accoglienza però è tesa. "In modo particolare la signora Birmingham ha assunto da subito un atteggiamento difensivo e a tratti oppositivo", annota l’assistente sociale nella relazione, aggiungendo che non è stato possibile parlare con i bambini, "ma solo vederli a qualche metro di distanza". Figure sfuggenti, osservate da lontano e mai ascoltate.

La situazione abitativa e le criticità igienico sanitarie

Un fragile tentativo di cooperazione prende faticosamente forma con la sottoscrizione di un "progetto sociopsicoeducativo". È in questo contesto che emergono gli elementi più critici: la "situazione abitativa" irregolare, poiché lo stabile non risulta abitabile, e soprattutto la "situazione igienico-sanitaria", definita preoccupante. Secondo la relazione "non sono presenti i servizi igienici e le utenze relative a luce, acqua e gas". I genitori ribattono parlando di autosufficienza energetica, pannelli solari, un bagno a secco e una quotidianità ordinata. "I bambini non sono sporchi, fanno il bagno tutti i giorni", afferma Catherine Birmingham, contrapponendo la loro idea di sostenibilità a ciò che per i servizi sociali sarebbe invece una condizione potenzialmente a rischio.

L'isolamento sociale dei bambini

Per i servizi sociali però il punto cruciale riguarda l’isolamento dei minori. "La coppia applica i principi dell’unschooling", si legge nella relazione, e ritiene che i figli "non possono frequentare liberamente altri bambini perché influenzabili". Il rapporto parla di un "microcosmo chiuso" in cui i bambini avrebbero "un rapporto esclusivo con i genitori" e nessun contatto con coetanei, scuola o altre agenzie educative. Alla luce di questa situazione i servizi sociali ritengono urgente "verificare lo sviluppo psicofisico, problemi comportamentali e disturbi nell’area relazionale/affettiva/emotiva". I genitori respingono la rappresentazione di segregazione: "Non siamo isolati", sostiene Nathan. La loro, spiegano, sarebbe una selezione consapevole delle relazioni per proteggere i figli da una società giudicata "tossica".

I 150mila euro per esami del sangue e visita medica

Alla luce tutte queste criticità viene presentato un progetto di supporto che prevede incontri con una psicologa e attività di socializzazione. Ma alla prima chiamata della professionista, secondo la relazione, "i coniugi Trevallion hanno risposto di non essere più interessati". È il preludio alla rottura definitiva, consumata sul terreno della salute. La pediatra raccomanda accertamenti, tra cui una visita neuropsichiatrica infantile e prelievi del sangue per valutare lo stato immunitario di bambini non vaccinati. La replica della coppia, riportata nel documento, è lapidaria: accetteranno "al costo condizionale di 50.000 euro per ogni minore". Una replica che l’assistente sociale definisce sconcertante. La difesa parla invece di provocazione, una “boutade” di genitori esasperati e non una reale richiesta economica. "Non volevano quei soldi", ha precisato nei giorni scorsi anche a Fanpage.it l’avvocato Giovanni Angelucci.

Ad ogni modo, a questo punto l’assistente sociale chiude la relazione segnalando che "la complessità del caso necessita di ulteriori approfondimenti" e rimettendosi alle decisioni dell’autorità giudiziaria. Decisioni che, puntuali, sono arrivate.

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